Diocesi: Venezia, il patriarca Moraglia a Praga per la festa di san Giovanni Nepomuceno. “Si erge, anche per noi oggi, come il difensore della libertas Ecclesiae”

“San Giovanni Nepomuceno si erge, anche per noi oggi, come il difensore della ‘libertas Ecclesiae’ in ogni contesto e situazione, per quanto difficili possano essere. È l’intera sua vita – compresa, quindi, la sua stessa fine – che ci attesta e ricorda che il sacerdote è e rimane l’uomo di Dio e della Chiesa che attraversa e accompagna la vita e la storia degli uomini e delle donne di ogni tempo. La sua libertà e la sua fedeltà al ministero giungono fino al martirio che, del resto, è il tratto distintivo di Cristo Gesù, il Crocifisso Risorto, della sua Chiesa e, perciò, di ogni battezzato che voglia dirsi ed essere cristiano”. Lo ha affermato oggi pomeriggio il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, presiedendo a Praga, nella cattedrale di San Vito, la messa solenne per la festa di S. Giovanni Nepomuceno, patrono della Boemia.
Dopo aver rivolto “il nostro saluto più affettuoso e la nostra preghiera per il Santo Padre Leone XIV, affinché, all’inizio del Suo ministero come vescovo di Roma, possa operare, da subito, per il bene di tutta la Chiesa”, il presule ha rilevato che non può mancare anche “la nostra preghiera di suffragio per Francesco affinché possa essere accolto, in Cielo, dal Dio della Misericordia”. Parlando poi di san Giovanni Nepomuceno, Moraglia ha ricordato che “a Venezia la figura di questo santo sacerdote e patrono è ben conosciuta”. “Il suo culto, infatti, ha superato i confini della Boemia ed anzi – come probabilmente sapete – una statua che lo rappresenta domina tuttora l’incrocio tra il Rio di Cannaregio e il notissimo Canal Grande. Lui – che nella nostra città venne proclamato patrono del clero veneziano, dei confessori, dei barcaioli e dei gondolieri – è lì, quasi a benedire continuamente coloro che solcano le acque della laguna”, ha proseguito il patriarca, sottolineando che “san Giovanni Nepomuceno è stato, prima di tutto, un sacerdote saggio, fedele, umile e coraggioso, che esercitò le funzioni di parroco e vicario generale unendo nella sua persona doti pastorali ed intellettuali. Giunto all’ufficio di vicario generale – che lo rendeva in qualche modo corresponsabile del governo di questa Chiesa – seppe mantenere ferma la fedeltà e l’obbedienza ecclesiale al suo arcivescovo di fronte alle pretese del re Vencenslao IV che lo fece torturare, con lui stesso spettatore, e procurandogli un glorioso martirio gettandolo dal ponte nel fiume Moldava”. “La fedeltà e la libertà – nonché la loro strenua difesa – portano al martirio”, ha ammonito, ricordando che “ci sono state, dapprima, le grandi persecuzioni dei primi cristiani e ci sono quelle che continuano oggi, con episodi di martirio molto frequenti e non meno terribili, anche se spesso poco conosciuti. Si calcola che oltre 380 milioni di cristiani sperimentino attualmente alti livelli di persecuzione e discriminazione a motivo della loro fede; il dato, in questi ultimi decenni, è in continua crescita e nel 2024 si parla di almeno 4.476 cristiani uccisi per cause legate alla fede (fonte: Rapporto World Watch List 2025/Open Doors)”.

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