“I dati della ricerca evidenziano altresì che il coinvolgimento dei genitori e la loro capacità di collaborare con i servizi e con il Tribunale costituiscono una rilevante risorsa associata in modo statisticamente significativo a una maggiore probabilità di un esito positivo del percorso svolto in Tribunale”. Lo ha dichiarato Rosa Rosnati, psicologa dell’adozione in Università Cattolica e referente scientifica della ricerca per l’Ateneo, intervenendo sul tema “Fattori di protezione e di rischio nel percorso adottivo”, durante il convegno “Il Tribunale per i minorenni incontra gli adolescenti adottati in crisi: i risultati di una ricerca esplorativa”, all’Università Cattolica di Milano.
“Certamente l’alta percentuale di ragazzi con una diagnosi di tipo psichiatrico pone non pochi interrogativi su quali percorsi siano effettivamente efficaci a fronte di una scarsità di risorse specifiche e in particolare di una strutturale carenza di comunità terapeutiche per i minori. Inoltre, rimane aperto l’interrogativo relativamente a quanto gli operatori sappiano cogliere la specificità di cui sono portatori i ragazzi che hanno alle spalle una storia di adozione”, ha osservato Maria Elena Magrin, psicologa sociale in Bicocca e referente scientifica per il suo Ateneo, intervenendo sul tema “Oltre al territorio: la risposta comunitaria”.
Se in generale è riconosciuto il ruolo protettivo dell’inserimento in un contesto familiare sano e stabile come “antidoto” allo sviluppo di problematiche psichiatriche, invece i ragazzi considerati in questa ricerca presentano, da quanto è emerso nell’indagine, “un’incidenza molto alta di tali disturbi, evidenziando una loro particolare vulnerabilità. Gli interventi precoci attivati nella totalità dei casi non sono riusciti a reindirizzare le traiettorie di vita e questo sollecita l’urgenza di riflettere ulteriormente su diverse possibilità di attuare un’efficace azione preventiva”. D’altro canto, pur in storie di vita estremamente complesse, “le famiglie continuano, in larga maggioranza, a svolgere un ruolo essenziale come risorsa di resilienza, che merita una attenzione specifica da parte dei soggetti che intervengono negli accidentati percorsi di vita dei minori e dei loro nuclei adottivi”. Il Tribunale per i minorenni “svolge un ruolo di rilievo anche in situazioni tanto drammatiche come quelle considerate in questa ricerca a condizione che si sappia creare una salda alleanza tra servizi e famiglie”.