“La pace di Cristo non è il silenzio tombale dopo il conflitto, non è il risultato della sopraffazione, ma è un dono che guarda alle persone e ne riattiva la vita. Preghiamo per questa pace, che è riconciliazione, perdono, coraggio di voltare pagina e ricominciare. Perché questa pace si diffonda, io impiegherò ogni sforzo”. Ad assicurarlo è stato il Papa, nel discorso rivolto ai partecipanti al Giubileo delle Chiese orientali, ricevuti in udienza in Aula Paolo VI. “La Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi, perché ai popoli sia restituita una speranza e sia ridata la dignità che meritano, la dignità della pace”, ha garantito il Pontefice: “I popoli vogliono la pace e io, col cuore in mano, dico ai responsabili dei popoli: incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo!”. “La guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere, perché non risolvono i problemi ma li aumentano – la tesi del Papa – perché passerà alla storia chi seminerà pace, non chi mieterà vittime; perché gli altri non sono anzitutto nemici, ma esseri umani: non cattivi da odiare, ma persone con cui parlare. Rifuggiamo le visioni manichee tipiche delle narrazioni violente, che dividono il mondo in buoni e cattivi”.