Safer Internet Day: Save the Children, “le rilevazioni su adolescenti di 11, 13 e 15 anni mostrano che il 13,5% del campione fa un uso problematico dei social media”

“Se per molti ragazzi stare in Rete, scambiarsi contenuti e messaggi, rappresenta un elemento di apertura al mondo, di fuoriuscita dall’isolamento con la possibilità di scoprire nuovi interessi e condividerli, per altri l’esposizione in Rete produce ansia o può portare ad una sovraesposizione digitale e ad una vera e propria forma di dipendenza”. Lo evidenzia Save the Children, in vista del Safer Internet Day (6 febbraio), ricordando che, “in Italia, le rilevazioni sugli adolescenti di 11, 13 e 15 anni mostrano che il 13,5% del campione fa un uso problematico dei social media. Sono soprattutto le ragazze a soffrirne e l’età più critica è quella dei 13 anni: tra le principali motivazioni dell’uso intensivo dei social media c’è quello di scappare da sentimenti negativi”. Secondo uno studio dell’Iss, “più del 50% delle adolescenti di 13 e 15 anni hanno dichiarato di aver fallito nel tentativo di stare meno sui social media. Mentre sono i ragazzi a essere più esposti per quanto riguarda l’uso problematico dei videogiochi. In generale il 24% di ragazzi e ragazze di 11, 13 e 15 anni è a rischio, la percentuale sale per i maschi e l’età più critica si abbassa a 11 anni”.
I comportamenti a rischio di dipendenza tecnologica, da social media o da gioco online, sono correlati a un aumento dell’ansia sociale, della depressione e dell’impulsività, a un rendimento scolastico scarso e un maggior rischio di sovrappeso o obesità. Uno degli effetti legati alla dipendenza da internet è l’autoisolamento, che può raggiungere le forme più estreme nel fenomeno degli hikikomori.
Tra i rischi, uno dei più seri riguarda la possibilità di entrare in contatto con adulti male intenzionati. Dall’ultimo resoconto della Polizia postale, “nel 2023 sono leggermente diminuiti i casi di adescamento online di minori”, ma “la maggior parte di questi episodi avvengono in preadolescenza (11-13 anni)” e “si abbassa l’età delle vittime: sono sempre più preadolescenti tra i 10 e i 13 anni mentre il 9% ha meno di 10 anni. I luoghi di contatto tra minori e adulti sono spesso social media e videogiochi online, in cui i cybercriminali sono in grado di manipolare le conversazioni”. Di fronte a una vita sempre più online, “per bambini e adolescenti cresce il rischio di essere oggetti di attenzioni sessuali da parte di adulti: è proprio la fascia preadolescenziale” che, da quanto emerge nel report della Polizia postale, nel 2023 ha avuto più interazioni sessuali tecno-mediate (206 su 351 casi totali).
“L’ambiente digitale rappresenta per le giovani generazioni una straordinaria opportunità di abbattimento delle disuguaglianze e di ampliamento degli orizzonti, ma è necessario che tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti siano accompagnati nella acquisizione delle competenze indispensabili per navigare in rete in modo creativo e consapevole. Per questo motivo è necessario coinvolgere e formare le figure adulte di riferimento, a partire dai genitori e dai docenti, anche sulle nuove frontiere dell’Intelligenza artificiale. Allo stesso tempo, consapevoli di come l’età media del primo accesso alla rete con la pandemia si sia drammaticamente abbassata, occorre un forte impegno congiunto da parte delle istituzioni e delle piattaforme per prevenire i gravi rischi che i bambini e le bambine possono incontrare on line e consentire loro una navigazione sicura”, dichiara Raffaela Milano, direttrice dei Programmi e Advocacy Italia-Europa di Save the Children.

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