Papa Francesco: no al “mito dell’efficienza” e all'”ossessione del rendimento”

(Foto Vatican Media/SIR)

“La vita cristiana e la missione apostolica hanno bisogno che l’attesa, maturata nella preghiera e nella fedeltà quotidiana, ci liberi dal mito dell’efficienza, dall’ossessione del rendimento e, soprattutto, dalla pretesa di rinchiudere Dio nelle nostre categorie, perché egli viene sempre in modo imprevedibile, in tempi che non sono nostri e in modi che non sono quelli che ci aspettiamo”. Lo ha detto il Papa, che nell’omelia della Messa per la Giornata mondiale della vita consacrata, presieduta nella basilica di San Pietro, ha citato Simone Weil, secondo la quale “noi siamo la sposa che attende nella notte l’arrivo dello sposo, e la parte della futura sposa è l’attesa. Desiderare Dio e rinunciare a tutto il resto: in ciò soltanto consiste la salvezza”. “Coltiviamo nella preghiera l’attesa del Signore e impariamo la buona passività dello Spirito: così saremo capaci di aprirci alla novità di Dio”, l’invito: “Come Simeone, prendiamo in braccio anche noi il Bambino, il Dio della novità e delle sorprese. Accogliendo il Signore, il passato si apre al futuro, il vecchio che è in noi si apre al nuovo che lui suscita. Questo non è semplice – lo sappiamo – perché, nella vita religiosa come in quella di ogni cristiano, è difficile opporsi alla forza del vecchio”. “Accogliere il nuovo, dalla nostra vecchiaia accogliere il nuovo”, l’invito a braccio. “La novità di Dio si presenta come un bambino e noi, con tutte le nostre abitudini, paure, timori, invidie –  pensiamo alle invidie! –  preoccupazioni, siamo di fronte a questo bambino”, la citazione del cardinale Martini: “Lo abbracceremo, lo accoglieremo, gli faremo spazio? Questa novità entrerà davvero nella nostra vita o piuttosto tenteremo di mettere insieme vecchio e nuovo, cercando di lasciarci disturbare il meno possibile dalla presenza della novità di Dio?”.

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