Proteste agricoltori: mons. Marciante (Cefalù), “sono le prime vittime del ‘paradigma tecnocratico'”

“Come Ufficio Regionale per la Pastorale Sociale ed il Lavoro, la Giustizia, la Pace e la Salvaguardia del Creato della Conferenza episcopale siciliana esprimiamo la nostra vicinanza e solidarietà agli agricoltori impegnati a manifestare per salvaguardare la dignità del proprio lavoro”. Lo scrive il vescovo di Cefalù, mons. Giuseppe Marciante, secondo cui “gli agricoltori sono i primi artefici della ‘cura del Creato’ che con la loro operosa presenza sul territorio, oltre a generare buona economia, contribuiscono a sottrarre vaste aree della nostra regione all’abbandono ed alla devastazione causata dagli incendi. Rappresentano la spina dorsale delle aree interne”. “Questo ruolo oggi stenta ad essere riconosciuto in quanto – come ci ricorda Papa Francesco nella recente esortazione apostolica Laudate Deum – ‘la logica del massimo profitto al minimo costo, mascherata da razionalità, progresso e promesse illusorie, rende impossibile qualsiasi sincera preoccupazione per la casa comune'”. Si tratta, secondo il presule, di “uscire da quello che nella Laudato sì viene indicato come il ‘paradigma tecnocratico’ che consiste nel pensare ‘come se la realtà, il bene e la verità sbocciassero spontaneamente dal potere stesso della tecnologia e dell’economia'”. E quindi – avverte mons. Marciante – “gli agricoltori, in quanto impegnati nel settore primario dell’economia, sono le prime vittime di questa logica che produce effetti devastanti per le imprese e per i lavoratori”. “La remunerazione del loro lavoro viene messa in crisi da molteplici fattori esterni determinati da decisioni politiche ed economiche, che spesso hanno quale unica giustificazione nella massimizzazione del profitto della grande distribuzione organizzata o in decisioni politiche avulse dalla realtà e da cui scaturiscono normative che creano situazioni di concorrenza sleale rispetto agli altri Paesi del bacino del Mediterraneo”.
Infine, l’auspicio che “le rivendicazioni degli agricoltori incontrino una sensibilità non di facciata in coloro che hanno il potere di assumere decisioni in grado di determinare cambiamenti sostanziali nelle condizioni di vita delle persone, a partire dalla equa remunerazione del lavoro e dalla rivalutazione del ruolo del settore agricolo nella cura del Creato e nel ‘ben essere’ sociale”.

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