Papa Francesco: lottare contro “le menzogne del nemico”

“Dio non si è stancato di noi”. Ne è convinto il Papa, che nel Messaggio per la Quaresima esorta a vivere questo tempo liturgico come “tempo di conversione, tempo di libertà”. “A differenza del Faraone, Dio non vuole sudditi, ma figli. Il deserto è lo spazio in cui la nostra libertà può maturare in una personale decisione di non ricadere schiava”, precisa Francesco, secondo il quale “nella Quaresima troviamo nuovi criteri di giudizio e una comunità con cui inoltrarci su una strada mai percorsa”, anche se “questo comporta una lotta” contro “le menzogne del nemico”. “Più temibili del Faraone sono gli idoli”, il monito del Papa: “Potere tutto, essere riconosciuti da tutti, avere la meglio su tutti: ogni essere umano avverte la seduzione di questa menzogna dentro di sé. È una vecchia strada. Possiamo attaccarci così al denaro, a certi progetti, idee, obiettivi, alla nostra posizione, a una tradizione, persino ad alcune persone. Invece di muoverci, ci paralizzeranno. Invece di farci incontrare, ci contrapporranno”. “Esiste però una nuova umanità, il popolo dei piccoli e degli umili che non hanno ceduto al fascino della menzogna”, la tesi del Papa: “Mentre gli idoli rendono muti, ciechi, sordi, immobili quelli che li servono, i poveri di spirito sono subito aperti e pronti: una silenziosa forza di bene che cura e sostiene il mondo”. “È tempo di agire, e in Quaresima agire è anche fermarsi”, l’invito: “Fermarsi in preghiera, per accogliere la Parola di Dio, e fermarsi come il Samaritano, in presenza del fratello ferito. L’amore di Dio e del prossimo è un unico amore. Non avere altri dèi è fermarsi alla presenza di Dio, presso la carne del prossimo”. Per questo preghiera, elemosina e digiuno “non sono tre esercizi indipendenti, ma un unico movimento di apertura, di svuotamento: fuori gli idoli che ci appesantiscono, via gli attaccamenti che ci imprigionano”. “Allora il cuore atrofizzato e isolato si risveglierà”, garantisce Francesco: “Alla presenza di Dio diventiamo sorelle e fratelli, sentiamo gli altri con intensità nuova: invece di minacce e di nemici troviamo compagne e compagni di viaggio”.

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