Ucraina: Ferrara (diplomatico), “Ue vinse nel 2013 il Premio Nobel per la pace, questo mandato viene dalla storia ma deve tramutarsi in iniziative politiche”

(Foto Sir)

“Non è un caso che nel 2013 l’Unione europea abbia ricevuto il Premio Nobel per la pace. Ricordiamoci sempre di questo mandato che viene dalla storia, ma che deve tramutarsi in iniziative politiche a favore della pace”. Lo ha detto ieri sera l’ambasciatore Pasquale Ferrara, attuale direttore generale degli Affari politici e di sicurezza del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, intervenendo a Roma ad un incontro dal titolo “La pace possibile“, promosso da “Insieme per l’Europa”, rete di oltre 300 comunità e movimenti cristiani diffusi in tutto il Continente, in occasione della Giornata dell’Europa. “In una crisi profonda della sicurezza in Europa – ha quindi proseguito il diplomatico –, l’Unione europea ha una responsabilità primaria nel tentare di riconfigurare un quadro di stabilizzazione continentale attraverso una nuova formula politica. Una cosa è certa: non ci può essere pace imposta. D’altra parte, la pace si fa in due e la si fa con il nemico. Ogni guerra deve finire, ma ogni guerra finisce in un modo diverso. Nella nuova condizione strategica e politica che si è determinata con l’aggressione russa all’Ucraina, una volta conclusa la tragedia bellica in corso, bisognerà riportare nel discorso politico quanto meno il linguaggio minimalista della coesistenza pacifica, per garantire un nuovo ambiente di sicurezza in Europa. A un certo punto, bisognerà mettersi attorno a un tavolo e verificare se ci siano e quali siano i parametri per una pace veramente equa, sostenibile, duratura. Nella consapevolezza che, come avviene alla fine di tutti i conflitti, vincere la pace è assai più difficile che vincere la guerra”. Ferrara parla di “realismo utopico”. E ha spiegato: “La pace, come la politica, non è un’opzione astrattamente etica; molto più concretamente, è una necessità pratica, se non vogliamo ridurre il mondo in cenere, sia per la guerra atomica, sia per il cambiamento climatico”. “È l’ora di relazioni internazionali davvero più realistiche e meno ideologiche, più funzionali agli interessi di tutti e meno deleterie per i beni comuni globali”, ha argomentato il diplomatico, concludendo: “Un realista utopico, quindi, è colui che ha una visione di ampio respiro, che ha il coraggio di lottare per idee e stati di cose desiderabili (non importa come siano le loro prospettive a breve termine), e che ha la consapevolezza che lo status quo è solo un fenomeno passeggero. Qualcuno ha scritto che con l’aggressione russa all’Ucraina la pace è finita. Per il realista utopico, invece, la pace è infinita”.

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