Trivellazioni in Adriatico: mons. Dianin (Chioggia), “ci sta a cuore questa terra e la gente che la vive”. Mons. Perego (Ferrara), “non possiamo lasciare alle nuove generazioni una scelta poco approfondita”

Appuntamento domani, giovedì 13 aprile, alle ore 18, nella sala Eracle di Porto Viro (Ro) con l’incontro dal titolo “Le trivellazioni in Adriatico: domande per il presente, responsabilità per il futuro”, promosso dai vescovi delle tre diocesi che affacciano sulla laguna del Delta: mons. Giampaolo Dianin, vescovo di Chioggia, mons. Pierantonio Pavanello, vescovo di Adria-Rovigo; mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio.
A tema un argomento di interesse e preoccupazione per le popolazioni che vivono i territori delle tre diocesi: la possibilità che vengano riprese le trivellazioni in Adriatico.
Un incontro che sta riscuotendo interesse, come sottolinea il vescovo di Chioggia, mons. Giampaolo Dianin: “Sono colpito dall’interesse che sta suscitando il convegno che abbiamo organizzato con i vescovi di Adria-Rovigo e di Ferrara-Comacchio, segno evidente che la questione è più viva che mai. Come abbiamo ripetuto più volte, ci sta a cuore questa terra e la gente che la vive, la ama ed è anche preoccupata per l’oggi e per il futuro. Come Chiese locali vogliamo dar voce a questa inquietudine senza pregiudizi, ma col desiderio di capire, di confrontarci con i dati che la scienza ci può fornire e poi dare il nostro contributo, perché ogni decisione sia frutto di un serio discernimento, della prudente ponderazione delle questioni ambientali e sociali di un territorio che da tanti anni è particolarmente fragile. La presenza di tanti sindaci delle nostre diocesi è un segno importante: di fronte a temi delicati che riguardano il presente e il futuro tutti possiamo convergere nella ricerca del bene comune”.
Temi che stanno a cuore alla Chiesa come ribadisce mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara–Comacchio: “Perché la Chiesa e i cristiani s’interessano di trivellazioni nel Delta? Si domanderà qualcuno. La risposta la troviamo in un passaggio dell’enciclica Lumen fidei: ‘La fede risveglia il senso critico, in quanto impedisce alla ricerca di essere soddisfatta nelle sue formule e la aiuta a capire che la natura è sempre più grande. Invitando alla meraviglia davanti al mistero del creato, la fede allarga gli orizzonti della ragione per illuminare meglio il mondo che si schiude agli studi della scienza’ (Lf 34). È questa coscienza critica, illuminata da un rapporto tra fede e scienza, che ci ha suggerito di approfondire sul piano scientifico, sociale e culturale questa scelta di ‘trivellare’ il nostro Delta, unita alla prudenza che deve accompagnare ogni scelta che ha conseguenze non soltanto sul presente, ma anche sul futuro. Non possiamo permetterci, infatti, di lasciare alle future generazioni il peso di una scelta ambientale affrettata e poco approfondita che può presentare, anche alla luce delle esperienze passate, gravi conseguenze sul territorio”.

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