Sanità: Openpolis, meno di un terzo le donne ai vertici di Asl e ospedali. Dal 52% della Toscana a nessuna in Valle d’Aosta e Abruzzo

Secondo la Fnomceo (Federazione ordini medici e odontoiatri), nel 2022 per la prima volta il numero di donne medico sotto i 70 anni ha superato il numero di uomini (50,9%). Un dato che cresce al diminuire dell’età. Già lo scorso anno infatti il numero di donne superava quello di uomini considerando la fascia sotto i 65 anni. Il rapporto arriva a quasi 2 su 3 se si considerano gli iscritti all’albo compresi tra i 40 e i 44 anni di età: sono infatti il 64% le donne tra gli iscritti all’ordine dei medici e degli odontoiatri con età compresa tra 40 e 44 anni. Eppure questa crescita si riflette solo limitatamente sui vertici delle aziende sanitarie e ospedaliere. Come spesso accade infatti, la crescita della presenza femminile in certi settori non implica di per sé un aumento parallelo delle donne che in quegli ambiti ricoprono ruoli chiave.
Secondo l’analisi di Openpolis, in tutti i vertici delle aziende sanitarie e ospedaliere devono essere presenti un direttore generale (Dg), un direttore sanitario e un direttore amministrativo. le donne che ricoprono questi ruoli apicali sono il 31,5%, meno di un terzo. Un dato solo in leggerissimo aumento rispetto allo scorso anno. E questo nonostante nel corso del 2022 siano state oltre 150 le nomine effettuate per questi ruoli. “Se nel 2020 erano state solo il 28% le nuove nomine conferite a delle donne, nel 2021 la percentuale era cresciuta molto, arrivando al 37,3%. Nel corso del 2022 tuttavia si è nuovamente scesi arrivando a quota 33,3%”, si legge nel report di Openpolis.
Sono 2 le regioni in cui il numero di donne che ricoprono un incarico di vertice nelle aziende sanitarie eguaglia o supera il numero di uomini. La Toscana con il 52,4% e il Lazio, con esattamente il 50%. Altre 3 regioni superano o raggiungono la soglia del 40%: Emilia-Romagna (45,7%), Piemonte (41,2%) e Liguria (40%). Regioni importanti invece non raggiungono quota 30%, ad esempio la Lombardia (28,7%). I livelli più bassi si rilevano in Sicilia (16%), Puglia (13%), Friuli-Venezia Giulia (11,1%) nonché Valle d’Aosta e Abruzzo, in cui non risultano donne al vertice di queste strutture.

 

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