Benedetto XVI: card. Filoni, “un profeta del nostro tempo”

Gratitudine a Benedetto XVI: è quello che emerge dalle parole del card. Fernando Filoni, gran maestro dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, a Radio Vaticana/Vatican News. Il porporato fu nominato dal Pontefice sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, poi prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e nel 2012 creato da lui cardinale. Filoni definisce Benedetto un “profeta del nostro tempo”: “I profeti erano quelli che avevano il compito di rimettere insieme l’aspetto della realtà nella quale il popolo viveva, ma anche della presenza di Dio che accompagna il popolo. A me sembra che Benedetto XVI sia stato effettivamente un profeta del nostro tempo, perché lui ha sentito come vocazione quella di fare incontrare il mondo, che stava cambiando vorticosamente e stava dimenticando Dio, con la presenza di Dio. Per questo dico che Benedetto XVI è colui che ci ha parlato di Dio in questo mondo, in questa realtà nella quale noi ci troviamo”. “Non dimentichiamo – aggiunge il cardinale – che lui è a cavallo di due secoli: la fine del ventesimo secolo – dove è stato protagonista al Concilio Vaticano II e poi anche della vita della Chiesa come vescovo e prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, nonché stretto collaboratore del Papa San Giovanni Paolo II – e il ventunesimo secolo. Di fronte, poi, alla realtà di questo mondo che cambiava e che, per usare una parola che anche lui stesso più volte ha usato, diventava liquido, impalpabile, perdeva gli agganci spirituali, morali, etici, lui ha avuto questa vocazione di parlarci di Dio in questo nostro mondo”. Il card. Filoni conclude: “Il Concilio, in un certo senso, è stato la sua grande base ecclesiologica: culturalmente si era già formato come teologo, ma è maturato con l’esperienza del Concilio stesso. In un certo senso lui si è trovato questa duplice realtà: Dio ha permesso nella sua vita questo provvidenziale incontro tra la ricchezza delle sue doti intellettuali, teologiche, morali, e la ricchezza, poi, di essere un pastore”.

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