Ucraina: Manfredonia (Acli), “condanna aggressione russa, disponibilità ad accoglienza profughi”. “No a basi militari in Italia, fondi Pnrr siano destinati ai giovani”

“Essere Aclisti è vivere legati al nostro impegno, non essere cristiani da sacrestia, ma testimoni che si fanno toccare nella propria umanità e nella propria fede, e anzi mettono la fede alla prova della vita”. Con queste parole Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, ha aperto il Consiglio nazionale: due giorni di confronto e discussioni per fare il punto sull’anno appena concluso, sulla direzione che le Acli hanno scelto di percorrere e sulle prossime attività da intraprendere.
Primo fra i temi affrontati dal presidente nella sua relazione iniziale, la guerra in Ucraina: “Tutti si comportano come se la pace possa arrivare dalla resa di qualcuno. Senza far percepire, che prima della pace serve una tregua, servono dialogo, diplomazia. Le nostre posizioni sono note: condanna senza alcuna remissione dell’aggressione russa voluta da Putin; massima disponibilità verso iniziative di accoglienza e di solidarietà nei confronti dei profughi ucraini”.
Scuola, lavoro, welfare, famiglia i quattro pilastri che orientano l’impegno delle Acli: “Innanzitutto dobbiamo incentivare la formazione professionale”. Sul tema sociale: “Il contributo degli enti del Terzo settore non può essere soltanto residuale o emergenziale. Come Acli, abbiamo proposto e lanciato un percorso per la definizione di un nuovo welfare che si basi prevalentemente sui territori, sulle comunità e sul principio di prossimità”.
“I dati dell’Inail ci dicono che stiamo assistendo ad un dramma sugli infortuni al lavoro – ha quindi affermato Manfredonia –. Nel 2020 1.538 denunce di decessi sul posto di lavoro, in aumento rispetto al 2019, quando ne erano state segnalate 1.205. Si tratta di più di 4 morti al giorno. Nessuna definizione come quella di Papa Francesco, ovvero quella sulla economia che uccide, fotografa al meglio questo dramma. Occorre promuovere una cultura della prevenzione che guardi agli incidenti e alle morti sul lavoro non come rischio da evitare, bensì da estirpare del tutto”. Quindi il salario minimo che “deve trovare urgentemente uno sbocco di alto profilo nella messa al bando dei contratti pirata”. Per il presidente Acli, “i fondi del Pnrr dovrebbero avere una propensione verso le nuove generazioni, non verso le richieste immediate di una situazione emergenziale. Immaginare di utilizzare fondi di questo tipo per la realizzazione di basi militari quando in Italia, come dimostrato dall’osservatorio dell’Area lavoro Acli, in collaborazione con l’Iref, nella fascia d’età tra i 30 e i 34 anni, un lavoratore su 3 è povero, è semplicemente aberrante”.

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