Ucraina: diocesi Faenza-Modigliana, accolti finora 120 profughi. Il vescovo Toso, “un impegno di carità che stiamo portando avanti ogni giorno”

(Foto: diocesi di Faenza-Modigliana)

A partire dall’inizio del conflitto, sono circa 120 i profughi accolti sul territorio della diocesi di Faenza-Modigliana: un centinaio nel faentino mentre altri sono distribuiti tra il Lughese e Russi. Ne dà notizia oggi la stessa diocesi spiegando che si tratta di “un’accoglienza nel segno della vera e autentica carità cristiana”.
“Quello messo in campo dalla diocesi è un modello di accoglienza capillare sul territorio in grado di fornire non una semplice assistenza, ma un aiuto integrale e dignitoso alla persona”, viene sottolineato. La prima struttura messa a disposizione dalla diocesi, Casa Bersana, già dai primi giorni dell’inizio della guerra ha iniziato ad accogliere diverse famiglie ucraine e a oggi ospita 24 persone, mentre al monastero Santa Chiara di Faenza ne risiedono 29. Altri spazi d’accoglienza più piccoli sono stati allestiti sul territorio diocesano, come per esempio nelle parrocchie del Paradiso, di Santa Maria Maddalena e di Russi, e anche in altre realtà come Basiago. Costante il confronto con il tavolo di coordinamento promosso dall‘Unione della Romagna faentina e dall’Amministrazione comunale.
Accanto agli aiuti materiali e burocratici, la Caritas offre a queste persone un percorso di inclusione grazie alla grande onda solidale che mette al centro la dignità umana. La diocesi ha rivolto la propria attenzione non solo all’accoglienza in Italia, ma anche a quanto sta accadendo in Ucraina. “Sono stati inviati numerosi aiuti alle persone rimaste in Ucraina – ha precisato il direttore della Caritas diocesana, don Marco Ferrini –. Con quanto raccolto, padre Vasyl Romaniuk (cappellano per la Comunità Ucraina di Faenza, Imola, Forlì, Cesena della Chiesa greco-cattolica dell’Esarcato apostolico in Italia, n.d.r.) è riuscito a inviare un’autoambulanza nelle zone di guerra”.
Per il vescovo diocesano, mons. Mario Toso, “si tratta di un impegno di accoglienza che richiede energie umane, sinergie con l’autorità pubblica, risorse economiche, strutture organizzative, ma che ha anche un profilo strettamente pastorale”. “Coinvolge, infatti, la Chiesa nelle sue molteplici articolazioni, alla cui base sta quell’unica dimensione della carità che rappresenta un elemento costitutivo dell’essere Chiesa. Col profilo pastorale – ha aggiunto – si accompagna sia un’esemplarità educativa sia una valenza di segno sociale emblematico, sebbene insufficiente rispetto all’ampiezza delle urgenze”. Per il vescovo il conflitto in Ucraina non è un evento lontano. “È una guerra insensata che potrebbe farci precipitare in un baratro”. “La situazione dei profughi ucraini – ha proseguito – è gravissima e potrebbe prolungarsi ben oltre l’estate. Questo impegno a favore di chi si trova nel bisogno non si manifesta solo in occasione della gravissima situazione che tutti insieme stiamo cercando di affrontare, ossia la situazione relativa ai profughi ucraini. È un impegno di carità che da tempo stiamo portando avanti ogni giorno”.

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