Ucraina: la “forte, generosa e fraterna” solidarietà di Roma attraverso la parrocchia di Santa Sofia. La testimonianza di un giovane di Kiev, “tutti hanno paura”

foto SIR/Marco Calvarese

“Sono arrivato qui una settimana prima che scoppiasse la guerra”. Lo racconta Dima, giovane di Kiev, incontrato nel piazzale della basilica minore di Santa Sofia, in via Boccea a Roma, diventato il punto di riferimento di tutta la Capitale per la raccolta di beni di prima necessità, medicinali ed altro ancora, che viene poi spedito in Ucraina attraverso dei camion. “Ci sono molti amici a Kiev e vivono male, tutti hanno paura”, prosegue Dima, partito dall’Ucraina come altre cinque o sei volte ogni anno, senza avere il minimo sentore che sarebbe potuta scoppiare una guerra, ma semplicemente per venire a trovare la madre che vive e lavora a Roma. La conferma che le notizie che arrivano attraverso i media siano reali, gli arriva direttamente dalle persone con le quali è ancora in contatto ogni giorno e che sono bloccate in Ucraina, per le quali spera si fermi la guerra immediatamente. Anche il rettore della chiesa ucraina di Santa Sofia, don Marco Jaroslav Semehen, spera che si fermi “l’aggressione russa in Ucraina perché il Paese torni alla sua vita normale”. Nel frattempo è impegnato tutto il giorno tra raccolta, divisione e smistamento di tutto il materiale che sta arrivando nella sua parrocchia, sorpreso dalla “forte, generosa e fraterna” risposta delle persone che formano file di macchine per portare materiale ogni momento, occupando ogni angolo della canonica e del piazzale. Fino ad ora sono 14 i camion riempiti ed in parte già partiti per l’Ucraina, alcuni a Leopoli ed altri verso altre località, compresa Kiev. Sono centinaia i volontari che lavorano continuamente tra pacchi e buste sparsi ovunque, alcuni di questi anche con disegni e messaggi scritti dai bambini che confessano di pregare e sperare nella pace. “Grazie di cuore, e Dio vi benedica e ricompensi tutti i vostri sforzi”, le parole di don Semehen che racconta come la beneficenza sia partita tutta per caso, da un messaggio WhatsApp rimbalzato nei vari gruppi, fino a coinvolgere tutta Roma e anche la Santa Sede che, dopo la donazione di un ingente quantitativo di medicinali da parte di Papa Francesco, ha implicitamente inteso la parrocchia romana come punto di riferimento di questa azione di beneficenza nei confronti del popolo dell’Ucraina.

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