Pasolini: Fantuzzi, “essenzialmente un poeta”. “‘Vangelo secondo Matteo” anche per “‘risarcire’ il dolore della madre per la perdita del fratello Guido”

In Pier Paolo Pasolini “c’erano due elementi contrastanti che convivevano all’interno della sua personalità: da una parte, una religiosità di tipo istintivo, informe, lontana dalla sistematizzazione dei dogmi del cristianesimo inteso come religione istituzionale; dall’altra, come figlio del suo secolo, non poteva non razionalizzare tutto questo. Allo stesso tempo, quindi, viveva due momenti reciprocamente antitetici, ripresi nel poemetto ‘La religione del mio tempo'”. Lo sosteneva p. Virgilio Fantuzzim già scrittore de “La Civiltà Cattolica, in un articolo rilanciato a 100 anni dalla nascita del grande poeta e regista (5 marzo 1922-2 novembre 1975) nel quaderno della rivista in uscita proprio il 5 marzo. Analizzando questo poemetto, osserva Fantuzzi, “si comprende che  Pasolini era essenzialmente ‘un poeta che ha detto tutto di sé nelle sue poesie'”; e che la scoperta successiva del cinema, intorno ai 40 anni, “è stata come una tecnica nuova per esprimere le stesse cose scritte in versi”.
Nel “Vangelo secondo Matteo”, annota ancora il gesuita, l’acme drammatico “è rappresentato dalla scena della crocifissione, vista in soggettiva dalla Madonna. La madre di Gesù è interpretata, come è noto, da Susanna Colussi, madre di Pasolini”, segnata dalla tragedia della morte di Guido, fratello minore di Pier Paolo, partigiano ucciso da altri partigiani sulle montagne del Friuli nel febbraio del 1945. Pasolini preparò la madre a interpretare la Madonna ai piedi della croce “dicendole più volte: ‘Ricordati di Guido!'”, raccontano i testimoni sul set.
Tra i motivi che spinsero Pasolini a fare il suo film sul Vangelo di Matteo, secondo Fantuzzi c’è stata l’intenzione di “risarcire in qualche modo sua madre per il dolore indicibile che aveva sofferto e ancora soffriva per la morte di Guido”, un dolore rinnovatosi “nei tanti momenti difficili della vita di Pier Paolo e che avrebbe avuto il suo sigillo il 2 novembre 1975, quando la vita di Susanna, ridotta ormai a pura sopravvivenza, si sarebbe definitivamente identificata con l’immagine della Mater Dolorosa”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Europa