Eurobarometro: donne europee denunciano sfruttamento e violenza, stereotipi sessisti, disparità salariale

Le donne europee vorrebbero che il Parlamento Ue affrontasse innanzitutto la piaga del traffico, dello sfruttamento sessuale e della violenza contro le donne; in secondo luogo la questione della differenza salariare e quindi l’equilibrio casa e lavoro; al quarto posto viene la protezione di donne e ragazze che appartengono a gruppi vulnerabili; e quindi la lotta agli stereotipi sessisti e la rappresentatività delle donne nelle imprese e nella politica. Queste le priorità per oltre 26mila donne dell’Ue intervistate da Ipsos tra fine gennaio e inizio febbraio e le cui risposte compongono una edizione “flash” dell’Eurobarometro pubblicata oggi in vista della giornata della donna.
Il 77% delle intervistate ritiene che la piaga della violenza fisica ed emotiva sia cresciuta nel tempo della pandemia, con percezioni che vanno dal 93% della Grecia al 47% dell’Ungheria; per l’Italia la percentuale è dell’84%. Quello che le donne europee chiedono per contrastare la violenza è innanzitutto “rendere più facile denunciare le violenze” (58%, a livello Ue, e prima misura in Italia con il 62%), aumentare le possibilità di cercare aiuto (40%), sensibilizzare e formare della polizia e della magistratura (40%), potenziare l’indipendenza finanziaria delle donne (38%).
Negativo è stato l’impatto della pandemia sul reddito delle donne: dal 60% della Grecia al 19% della Danimarca (per l’Italia è il 46%). Anche l’equilibrio lavoro e vita privata ne ha risentito (per il 44% delle intervistate), come il tempo dedicato al lavoro retribuito, al punto che il 21% delle donne sta valutando o ha deciso di ridurre permanentemente il tempo che dedica al lavoro retribuito (per l’Italia è il 23%). La salute mentale delle donne ha risentito in modo significativo delle restrizioni della pandemia, perché preoccupate per la mancanza di amici e familiari (44% in Ue, 36% in Italia), più ansiose e stressate (37% Ue, 49% Italia) e generalmente in ansia per il loro futuro (33% Ue, 38% Italia). È circa il 50% delle donne con figli di età inferiore ai 15 anni ad affermare che la chiusura delle scuole e degli asili ha avuto un forte impatto sulla loro salute mentale.

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