Vocazioni: don Di Medio, “mettere i giovani a contatto con i loro sogni”

(Foto Cooperativa Sophia)

“Un sussidio dato dall’alto è l’opposto del manuale che propongo, nato invece dal basso e dall’esperienza. Abbiamo visto che alcuni insegnanti hanno provato a sviluppare dei loro percorsi in base agli spunti del manuale. Questo mi fa molto piacere”. Così don Alessandro Di Medio, sacerdote della diocesi di Roma, a proposito del suo libro intitolato “Discernere da giovani” vol. 1 (Ed. San Paolo), presentato sabato presso il Pontificio Seminario romano maggiore. L’autore ha ricordato la sua attività con i gruppi di giovani fra i 20 e i 30 anni, nata nel 2010, in una parrocchia della periferia della Capitale, da cui sono emersi percorsi che hanno dato ispirazione al testo. “La prima cosa da fare con i giovani – ha precisato – è metterli in contatto con i sogni. Quello che interrompe il contatto è l’impossibilità della persona di attingere alla sua vera specificità. È ciò che ho chiamato nel libro la ‘mentalità’, ovvero l’intelaiatura che va a formare la strategia di sopravvivenza dell’individuo che si rivela fallimentare perché rinforza la logica della paura. C’è un’alternativa possibile che ha un sapore diverso. Ci sono sentimenti nuovi che possono fare irruzione nella vita della persona e stanare la mentalità falsa”. Come si concilia il lavoro di accompagnamento con quello di parroco? “È questo il ministero – ha ribadito don Di Medio –. Alzare la temperatura culturale e spirituale nella comunità si rifrange positivamente su tutto il resto. Diventare parroco ha potenziato questo lavoro perché come padre decido io la linea pastorale. Basta ridurre le parrocchie a ‘messifici’, ma dare spazio invece a interiorità e riflessioni. Optare per la qualità delle proposte significa anche nutrire bene la parrocchia in tutto il resto”. Parlando ad una platea formata anche da seminaristi ha aggiunto: “Anche in quello che non può dare, il seminario offre in realtà gli elementi per diventare un buon formatore. Tutto quello che sa di carente ti fa capire quello che serve per una formazione autentica, è il più grande stimolo. Se il seminario fosse una proposta formativa perfetta creerebbe dei cloni. Là dove invece il seminario ti accompagna come può, creando un contesto, pone possibilità di scegliere e di essere padre. È bellissimo tutto quello che non c’è perché se non c’è, puoi farlo”.

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