Pace e disarmo: mons. Battaglia (arcivescovo Napoli) al Sir, “no a navi con armi atomiche, sì a mediazione nei conflitti e riduzione spese militari”

“Vorremmo chiedere a quanti hanno responsabilità di decidere che Napoli sia una città di pace. Una città che rifiuta navi a propulsione nucleare o con armi atomiche a bordo, una città in cui chi arriva dalle violenze dei propri Paesi di origine possa trovare un porto franco, in cui poter avere la certezza dello sbarco perché porto sicuro. una città che rende possibile ai lavoratori portuali l’obiezione di coscienza per quanti si vogliano rifiutare di lavorare su navi che trasportano armi o a propulsione nucleare”. A parlare al Sir è l’arcivescovo di Napoli Mimmo Battaglia, che domani, 19 novembre, interverrà alla manifestazione “Fari di pace” – organizzata da Pax Christi e da un vasto cartello di associazioni e movimenti, uffici diocesani, istituti religiosi e sindacati – davanti al porto di Napoli (ore 14, Varco Pisacane). I partecipanti cammineranno poi fino al sagrato del duomo. I promotori chiedono all’autorità portuale di Napoli, in attuazione della delibera 609/2015 della Giunta del Comune di Napoli per la denuclearizzazione del porto, “di non autorizzare l’accesso in rada alle navi a propulsione nucleare o con armi atomiche” e all’amministrazione cittadina, essendo stata dichiarata “Napoli città di pace” nell’art. 3 comma 4 dello Statuto comunale, di attuare “per un’efficace protezione civile, il Piano di emergenza esterno per incidenti nucleari al porto, Piano approvato nel 2006 dalla Prefettura di Napoli, ma mai divulgato alla cittadinanza”. Alle autorità si chiede anche di aderire, con apposita delibera, all’appello “Italia, ripensaci!”, affinché anche il nostro Paese sottoscriva il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, promuovendo a livello nazionale una progressiva riduzione della spesa militare a vantaggio della spesa sociale. “In tempi passati, con sensibilità storiche diverse, per giustificare la guerra e l’uso delle armi, si è provato a ipotizzare la sua legittimità in casi estremi, parlando di guerra difensiva, guerra giusta, o addirittura guerra santa – osserva l’arcivescovo di Napoli –. Oggi è tempo di rivendicare che solo la pace è giusta, solo la pace è santa, solo la pace crea la fraternità e l’amicizia tra i popoli. Pertanto è auspicabile che vengano promosse politiche nazionali di mediazione nei conflitti internazionali e che vengano ridotte le spese militari a vantaggio della spesa sociale”.

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