Università: Crui, “i corsi professionalizzanti costituiscono la prima risposta concreta al bisogno dei laureati di competenze immediatamente spendibili”

“In Italia solo l’1% dei giovani sotto i 25 anni accede a un corso professionalizzante (il 10% nei Paesi Ocse). Le donne in questi percorsi rappresentano appena il 27% dei frequentanti (52% la media Ocse)”. Lo ricorda una nota della Conferenza dei rettori delle Università italiane (Crui), che evidenzia: “Anche al fine di risolvere questi ritardi, una serie di provvedimenti del Ministero dell’Università (a cominciare dal Dm 987/16) ha introdotto una formazione tecnico-professionale immediatamente spendibile nel mercato del lavoro. Corsi di laurea triennali frutto dell’interlocuzione tra università e impresa, ispirati alle esigenze del mercato del lavoro e progettati per valorizzare l’esperienza laboratoriale e il learning by doing presso le aziende”.
Il volume edito dalla Fondazione Crui, “I corsi di laurea professionalizzanti”, ripercorre le varie tappe normative che si sono succedute fra il 2016 e il 2021 e tira le prime conclusioni: “Dal 2020 in poi i corsi professionalizzanti hanno perso il carattere sperimentale e sono entrati a pieno titolo nell’offerta formativa delle università. La struttura tripartita (lezione frontale, laboratorio, tirocinio) si è confermata un pilastro chiave. I corsi attivati costituiscono la prima risposta concreta al bisogno di una parte di laureati di competenze immediatamente spendibili in settori cruciali (costruzioni, infrastrutture civili e rurali, gestione di rischio e sicurezza…)”. “Una valutazione complessiva in termini di risposta di atenei e studenti ai provvedimenti più recenti – concludono gli autori – sarà possibile solo a partire dal prossimo anno accademico”.

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