Siria: Sos Afrin in campo per offrire assistenza agli sfollati cristiani, curdi e yazidi

Laboratori di cucito per giovani donne e per le vedove rimaste sole a causa della guerra che si è portata via i loro mariti e le speranze di un futuro, costruzione di un orfanotrofio che accolga i tantissimi bambini rimasti senza genitori, una comunità alloggio per gli anziani che non hanno più parenti a prendersi cura di loro. Sono alcune delle attività messe in campo da Sos Afrin, un piccolo ente caritatevole in cui i volontari forniscono aiuti agli sfollati cristiani, curdi e yazidi provenienti dalla regione settentrionale di Afrin e da altre parti della Siria, rifugiatisi nei campi profughi di Shehba e Serdem, a Nord di Aleppo. A darne notizia è il sito www.strumentipolitici.it. “Negli ultimi due anni abbiamo donato ceste alimentari, soldi per cure e spese mediche alle famiglie più povere, in particolare ai malati, disabili e ai nostri fratelli cristiani – riferisce Hasan Ivanian, di Human rights organisation Afrin, responsabile del progetto insieme a Daniela Nischik, pastore della Chiesa evangelica di Berlino –. Sfollati interni che da tre anni sono intrappolati in questa zona isolata, proprio a due passi dalle loro case e fattorie che hanno perso, perché gli sono state confiscate dai gruppi armati. Il laboratorio di cucito è stato lanciato per la prima volta da un piccolo gruppo di donne indigenti del campo – prosegue Ivanian – come impresa cooperativa che inizialmente aveva solo due macchine da cucire a disposizione e acquistate con i pochi soldi raccolti a Serdem, dove sono ospitate migliaia di famiglie senza reddito”. Attraverso il laboratorio, primo tentativo di creare un’impresa commerciale praticabile nel campo interamente gestita da vedove con bambini, le lavoratrici riescono a mantenere le loro famiglie e a fornire vestiti a buon mercato alla popolazione, che col contagocce riceve gli aiuti della comunità internazionale. “Finanziato da Sos Afrin e da pochi donatori locali, il laboratorio potrebbe acquistare altre cinque macchinari e dare lezioni di cucito a decine di ragazze, ma attualmente siamo a corto di fondi necessari per farlo”, spiega ancora Ivanian. Le sarte realizzano anche maschere anti-Covid, il cui prezzo è molto più competitivo rispetto a quello praticato ad Aleppo, dove un singolo pezzo lo scorso anno veniva acquistato a 400 sterline siriane. Raggiungere l’autosufficienza economica è un passaggio fondamentale per le donne impegnate nel progetto, un modo per riscattarsi dalla violenza subita e dalle perdite di padri, fratelli e mariti, spazzati via dalla furia della guerra.

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