Carceri: Cartabia (min. Giustizia) a Santa Maria Capua Vetere, “intervenire sull’ordinamento penitenziario, occasione per far voltare pagina a questo mondo”

“È giunta l’ora di intervenire sull’ordinamento penitenziario e sulla organizzazione del carcere: la presenza qui oggi mia e del presidente del Consiglio sancisce un impegno a lavorare anche in questa direzione”. Lo ha affermato la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, al termine della visita alla Casa circondariale “Francesco Uccella” di Santa Maria Capua Vetere, dov’è stata oggi pomeriggio con il presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi.
“La pandemia – ha spiegato la Guardasigilli – ha fatto da detonatore di questioni irrisolte da lungo tempo”. “Il primo e più grave problema è quello del sovraffollamento”, ha proseguito, osservando che questo significa che “si fa fatica persino a respirare” in un carcere, come quello visitato oggi, in cui ci sono “905 detenuti presenti per 805 posti”. Per affrontare questa questione serve “una strategia che operi su più livelli: strutture materiali, interventi normativi, personale, formazione”, la convinzione di Cartabia. Sul territorio italiano è già prevista la realizzazione di 8 nuovi padiglioni, uno a Santa Maria Capua Vetere, che non significa “solo nuovi posti letto” ma anche “spazi trattamentali”. La ministra ha anche sottolineato l’importanza, riferendosi al pacchetto di riforme della giustizia penale varate la scorsa settimana dal Governo, di “un uso più razionale delle sensazioni alternative alle pene detentive brevi”. “Nel frattempo – ha continuato – la vita all’interno dei 190 istituti penitenziari italiani reclama risposte immediate e indifferibili” per “rimediare alla grave riduzione di personale che si è verificata nel corso degli anni provvedendo immediatamente a nuove assunzioni”. “La carenza di personale – ha detto rivolgendosi a Draghi – sovraccarica di troppe responsabilità quello in servizio, lo sottopone a condizioni di stress se non a situazioni di rischio”. Servono poi “finanziamenti per la videosorveglianza capillare e le attrezzature specifiche degli agenti” e “più fondi e più impegno per la formazione permanente” del personale perché possa adeguatamente svolgere il compito di “accompagnare il detenuto nel percorso di rieducazione”. “Insieme – ha concluso – spetta a noi trasformare la reazione a quei gravissimi fatti qui accaduti in un’autentica occasione per far voltare pagina al mondo del carcere”.

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