Perù: Castillo resta in testa di 50mila voti al termine dello scrutinio ufficiale. Mons. Vizcarra (Jaén) al Sir, “fino a poco tempo fa conosciuto solo nella nostra regione del Cajamarca, gente si è identificata in lui”

(Foto: Ufficio nazionale dei processi elettorali del Perù - Onpe)

Si è ufficialmente concluso in Perù lo scrutinio del ballottaggio delle presidenziali, comprese le sezioni contestate. Lo ha comunicato ieri l’Ufficio nazionale dei processi elettorali (Onpe). Al termine dello scrutinio il candidato della sinistra Pedro Castillo (Perù Libre) conserva un vantaggio di 49.420 voti (50,14%), circa 10mila in meno rispetto al primo conteggio, sulla candidata della destra Keiko Fujimori (Fuerza Popular), che continua a non riconoscere la vittoria del contendente, chiedendo la verifica di altri atti elettorali. Va anche sottolineato il fatto che da parte degli osservatori internazionali non sono stati sollevati dubbi sulla correttezza delle operazioni di voto e di scrutinio.
Come, dunque, guardare al successo clamoroso di Castillo? Il Sir lo ha chiesto a mons. Alfredo Vizcarra, gesuita, vescovo del vicariato apostolico di Jaén, che si trova nella regione di Cajamarca, la stessa da dove proviene Castillo, maestro e leader campesino. “Fino a poco tempo fa, Castillo era conosciuto solo come leader sindacale, a livello locale, e come autore di alcune azioni molto forti, per esempio rispetto alla protesta e alle rivendicazioni dei maestri. Ma dopo queste manifestazioni, era scomparso dalla scena pubblica, ed è riapparso solo quando il partito Perù Libre gli ha chiesto di candidarsi alla presidenza. Sembrava una candidatura di testimonianza, nessuno lo considerava e credo che neppure lui ci sperasse, anche se è stata certo importante la rete di maestri campesinos diffusa in tutto il Paese… Invece è accaduto qualcosa di sorprendente”. Prosegue il vescovo: “Io penso che, soprattutto, la gente delle regioni periferiche e andine del Perù si sia identificata in Castillo, lo ha sentito come uno di loro, anche se magari, da parte di altri candidati, c’erano programmi migliori, più strutturati. La gente è stanca di essere dimenticata, le fasce più trascurate chiedono servizi sanitari, educazione, scelte economiche eque. La situazione è difficilissima, qui a Jaén ci sono molte persone che a causa della pandemia sono tornate indietro da Lima, dov’erano emigrate. Coloro che hanno un lavoro informale e precario sono stati i più colpiti. In queste persone va cercata la motivazione della vittoria di Castillo, dell’alto livello di voti che è stato mantenuto tra il primo e il secondo turno. La gente ha visto la possibilità di un’alternativa, di un cambiamento”.

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