Perù: Castillo resta in testa di 50mila voti al termine dello scrutinio ufficiale. Mons. Vizcarra (Jaén) al Sir, “Chiesa sbaglia se dà indicazioni di voto e suscita paure. Dialogare in vista del bene comune”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Non mancano rischi e incertezze, dovuti all’ideologia di Perù Libre, ma ci sono anche molti motivi di speranza, dovuti alla partecipazione popolare”. Lo afferma al Sir, a proposito della vittoria di Pedro Castillo, che si va delineando in Perù, il vescovo del vicariato apostolico di Jaén, mons. Alfredo Vizcarra. “Va detto che – spiega – il Paese ha nuovamente detto no a Keiko Fujimori, ha pesato il suo processo per fatti di corruzione, e la vicinanza al padre, il dittatore Alberto”.
Per il vescovo, la stessa Chiesa è chiamata a vigilare e a “dare criteri”, senza però scendere nella polemica politica: “In questa campagna elettorale non direi che ci siano state divisioni, piuttosto libertà di parola. Tuttavia, non nego che si siano stati sacerdoti e vescovi che hanno suscitato la paura del comunismo e hanno invitato a non votare Castillo. In tal modo, però, si sono espressi a favore di Keiko Fujimori. Dimenticando che la Centesimus Annus di Papa Giovanni Paolo II prende contemporaneamente le distanze dal comunismo e dal capitalismo senza regole. Il Papa lo definisce ‘assolutamente negativo’. Ecco, io penso che non sia compito della Chiesa dire per chi si deve votare. La Chiesa è chiamata a dare dei criteri per consentire ai cittadini di esprimersi secondo coscienza, e in democrazia i risultati si rispettano. Come detto, non nego che si siano dei rischi nella vittoria di Castillo, ma non si può parlare di rischio di finire come il Venezuela, non è realistico. Piuttosto, si tratterà di dialogare, di concertare, ricordando che la politica è l’arte del possibile, ma sempre con lo sguardo al bene comune. Penso che lo stesso Castillo sia cosciente di questa necessità di dialogo”.

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