Libertà religiosa: Asia Bibi, appello “per abolizione della legge sulla blasfemia”

“Abolisca la legge sulla blasfemia o ne impedisca l’abuso”: è l’appello lanciato al primo ministro pakistano Imran Khan da Asia Bibi, la donna cattolica pakistana che ha trascorso quasi dieci anni in carcere con l’accusa di blasfemia. Collegata dal Canada, dove oggi vive con la famiglia, la donna ha portato la sua testimonianza alla presentazione della XV edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, pubblicato ogni due anni, dalla Fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs). La donna non ha esitato a definire la legge sulla blasfemia come “una spada nelle mani della maggioranza del Paese, composta per il 95% da musulmani. Noi cristiani siamo perseguitati da questa legge del codice penale pakistano” e ha chiesto “alla comunità internazionale e alle autorità in Pakistan di far rispettare il diritto alla libertà religiosa”. Da qui la domanda: “Se l’Islam insegna la pace e l’armonia, come possono essere giustificate le violenze compiute in nome della religione ai danni di ragazze e donne cristiane?”. Il riferimento di Asia Bibi è alle conversioni forzate all’Islam di “ragazze minorenni, di età tra i 9 e 14 anni, rapite da ragazzi musulmani, violentate e date in matrimonio ai loro rapitori. Lo stesso giorno del rapimento e della violenza sessuale avviene la conversione”. Alessandro Monteduro, direttore di Acs-Italia, ha poi annunciato che la donna pakistana “nelle prossime settimane sarà a Roma con la sua famiglia”. Asia Bibi ha confermato e ha espresso la speranza di poter incontrare il Papa emerito “Benedetto XVI e Papa Francesco, che mi hanno sostenuto e hanno fatto appello per la mia liberazione”.

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