Coronavirus Covid-19: Hindiyeh (Cbh Betlemme), in Palestina “situazione non facile. A fornire un rimedio valido sarà probabilmente solo un vaccino”

Charitas Baby Hospital Betlemme

“La gente ha grande timore del virus. La situazione non si presenta facile: molti hanno perso il lavoro e l’Autorità palestinese non è in grado di dare aiuti finanziari. Nessuno sa quanto durerà questa situazione. A fornire un rimedio valido sarà probabilmente solo un vaccino”. È quanto dichiarato da Mousa Hindiyeh, responsabile di laboratorio del Caritas Baby Hospital (Cbh) di Betlemme, l’ospedale pediatrico, fondato nel 1952 dal prete svizzero Ernst Schnydrig, assieme al medico palestinese Antoine Dabdoub e alla cittadina svizzera Hedwig Vetter. All’inizio del diffondersi della pandemia il ministero palestinese della Sanità ha incaricato il laboratorio del Cbh di effettuare i test per individuare il coronavirus nella regione. Ad oggi nel laboratorio sono stati processati circa 60mila tamponi, con punte di 1.000 al giorno. Nell’intervista al sito aiutobambinibetlemme.it, associazione che sostiene l’opera del Caritas Baby Hospital di Betlemme, l’unico ospedale specializzato pediatrico della Palestina, il medico spiega come il virus abbia cambiato la Palestina: “Nella primavera scorsa, molti a Betlemme non capivano perché le scuole, i negozi, le moschee e le chiese fossero chiuse. Il coronavirus aveva colpito molto presto la città. Ma l’evolversi della malattia non è stato per fortuna drammatico. Per tale ragione, le misure anti Covid-19 sono sembrate a molti troppo drastiche. In autunno, la seconda ondata ha interessato tutta la Cisgiordania”. Da qui la grande paura di oggi. Il laboratorio opera in un locale separato dell’ospedale con accesso indipendente. “Il personale – spiega il medico – è stato coinvolto fin da subito ricevendo una formazione adeguata. Ciò è servito a esorcizzare le paure e ha evitato casi di infezione in ospedale. Questo perché sono state rispettate le severe misure di igiene e distanziamento. L’aver superato felicemente l’emergenza ci ha rinsaldati”.

Vaccinazioni al Charitas Baby Hospital Betlemme

Nei Territori Palestinesi il piano vaccinazioni è cominciato a febbraio, con il personale sanitario e medico. Il 17 marzo scorso, lo Stato di Palestina ha ricevuto la prima spedizione di 37.440 dosi del vaccino Pfizer e di 24.000 dosi di AstraZeneca da parte di Covax il programma internazionale pubblico-privato (Oms, Unicef, Gavi e Cepi) che ha come obiettivo l’accesso equo ai vaccini anti Covid. Secondo l’Ocha, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari nei Territori palestinesi, a marzo i contagi sono aumentati del 48%, con 62.529 palestinesi in più risultati positivi e 53.814 persone in via di guarigione. Nello stesso mese, secondo il Ministero della Salute palestinese (MoH), il numero totale dei casi è arrivato a 270.878, con 242.968 persone guarite dal virus. Cresciuto anche il numero dei morti, passati dai 274 di febbraio ai 622 di marzo, portando a 2.881 il numero complessivo di vittime dovute al virus.

Ogni anno dal poliambulatorio del Caritas Baby Hospital passano 48.000 bambini. Nei 74 letti dei reparti vengono accolti quasi 5.000 piccoli degenti. A fine 2019 è partita la costruzione della nuova Unità di osservazione pediatrica breve. Negli ultimi anni è stata creata l’Unità di Terapia intensiva: l’ospedale è ben attrezzato anche per la gestione delle emergenze e il trattamento di piccoli pazienti in condizioni critiche. Per donare: https://www.aiutobambinibetlemme.it/aiuta-i-bambini-palestinesi-ammalati-con-una-donazione/.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia