Papa Francesco: Angelus, “seminare semi di amore non con parole che volano via, ma con gesti concreti”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Se volete conoscermi, se volete capirmi, guardate il chicco di grano che muore nel terreno, cioè guardate la croce”. Così il Papa, durante l’Angelus di ieri, trasmesso in diretta streaming dalla Biblioteca privata del Palazzo apostolico, ha commentato la parabola del seminatore. “Viene da pensare al segno della croce, che è diventato nei secoli l’emblema per eccellenza dei cristiani”, ha proseguito Francesco: “Chi anche oggi vuole ‘vedere Gesù’, magari provenendo da Paesi e culture dove il cristianesimo è poco conosciuto, che cosa vede prima di tutto? Qual è il segno più comune che incontra? Il crocifisso, la croce. Nelle chiese, nelle case dei cristiani, anche portato sul proprio corpo. L’importante è che il segno sia coerente con il Vangelo: la croce non può che esprimere amore, servizio, dono di sé senza riserve: solo così essa è veramente l’albero della vita, della vita sovrabbondante. “Anche oggi tante persone, spesso senza dirlo, in modo implicito, vorrebbero vedere Gesù, incontrarlo, conoscerlo”, ha commentato il Papa: “Da qui si comprende la grande responsabilità di noi cristiani e delle nostre comunità. Anche noi dobbiamo rispondere con la testimonianza di una vita che si dona nel servizio, di una vita che prenda su di sé lo stile di Dio – vicinanza, compassione e tenerezza – e si dona nel servizio”. “Si tratta di seminare semi di amore non con parole che volano via, ma con esempi concreti, semplici e coraggiosi, non con condanne teoriche, ma con gesti di amore”, ha attualizzato Francesco: “Allora il Signore, con la sua grazia, ci fa portare frutto, anche quando il terreno è arido a causa di incomprensioni, difficoltà o persecuzioni, o pretese di legalismi o moralismi clericali. Questo è terreno arido. Proprio allora, nella prova e nella solitudine, mentre il seme muore, è il momento in cui la vita germoglia, per produrre frutti maturi a suo tempo”. “È in questo intreccio di morte e di vita che possiamo sperimentare la gioia e la vera fecondità dell’amore, che sempre, ripeto, si dà nello stile di Dio: vicinanza, compassione, tenerezza”, ha concluso il Papa.

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