Recovery Plan: Centro studi Livatino, “riscrivere il capitolo sulla giustizia, servono riforme strutturali importanti”

“Riscrivere il capitolo giustizia nel Recovery Plan”, settore che “richiede riforme strutturali importanti: alcune di esse non possono essere eseguite a costo zero, quindi richiedono investimenti adeguati”. Così il Centro studi Rosario Livatino in un documento diffuso oggi nel quale avanza “Proposte per collegare risorse ed efficienza”.
La bozza di Piano nazionale di ripresa e resilienza viene criticata sotto due aspetti: quello economico, visto che i 2 miliardi di euro destinati alla giustizia sarebbero “appena l’1%” del totale, “sebbene il peso dell’inefficienza della giustizia nella crisi del Paese abbia un rilievo di gran lunga superiore”; nel merito, invece, viene rilevata “l’inadeguatezza delle soluzioni concepite”, adottando “esclusivamente misure eccezionali e di rattoppo del sistema”.
“Quello attuale – ammonisce il Centro studi Livatino – è il momento in cui discutere se e come investire somme a disposizione per migliorare l’efficienza complessiva del sistema giustizia” e “per rendere l’esecuzione penale più conforme ai principi di tutela della dignità della persona”. “Occorre una radicale riscrittura del capitolo dedicato alla giustizia del Piano nazionale di spesa delle somme del Recovery fund”, l’appello del Centro studi Livatino. In primis vengono chiesti investimenti nel comparto tributario perché “è al centro degli interessi economici e della competitività del Paese”. Riguardo alla giustizia civile, “occorrono giudici togati di professione” e “l’incremento di organico andrà gestito con criteri di razionalità e oculatezza”. Anche per la giustizia penale c’è “necessità di aumentare il numero dei giudici togati e del personale di cancelleria e segreteria”. Per il Centro studi Livatino, “l’occasione del piano di ripresa deve essere utilizzata anche e specificamente per realizzare appieno quella funzione rieducativa della pena che dovrebbe associarsi allo svolgimento di attività lavorativa durante l’esecuzione della pena, anche carceraria”.
“Tutto ciò – viene chiarito – non esclude la prospettiva di riforme strutturali della giustizia penale, ma mira intanto al più efficiente utilizzo di una quantità di risorse quali mai il sistema giustizia nel suo insieme ha avuto a disposizione”.

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