Sinodo Amazzonia: questione preti sposati. López (Repam) al Sir, “il ‘kairos’ della Chiesa può apparire lento, ma così avvengono cambiamenti solidi e condivisi”

“La ricchezza di un discernimento dipende dal fatto che vengono identificati i segni dei tempi e su di essi si prega, per avanzare lentamente, in un sentimento di fraternità e consenso. Si è percepito che tutto questo non era presente al Sinodo”. Lo afferma al Sir Mauricio López, segretario esecutivo della Rete ecclesiale panamazzonica (Repam), interpellato sull’appunto di Papa Francesco diffuso dalla Civiltà Cattolica, nel quale si spiega perché il Santo Padre non ha dato il “via libera” all’ordinazione sacerdotale di uomini sposati nel contesto amazzonico.
“In varie occasioni – prosegue il segretario della Repam – abbiamo espresso una valutazione sulla nostra incapacità di un discernimento più raffinato sull’Amazzonia e sulla Chiesa di oggi e tutto ciò si è convertito in una lotta ideologica di poli opposti. I gruppi più conservatori della Chiesa si sono rafforzati quando il processo si è ideologizzato e ha perso le caratteristiche del discernimento. Bisogna insistere con molta chiarezza che il Sinodo dei vescovi è uno strumento di consultazione a servizio del Papa. C’è la necessità di un ‘consenso morale’ perché il Papa possa attingere da un discernimento raffinato e profondo e prendere cambiamenti di fondo. Il Sinodo, come ha detto il Papa, non è un Parlamento, e in questo tema, come anche in altri, il discernimento orante si è rotto e si è trasformato in una contesa”.
Certo, afferma López, “le esigenze di cambiamento in alcuni temi sono necessarie e urgenti, ma serve gradualità, stare nel cammino di discernimento per capire i passi possibili alla luce dello Spirito. Mi pare che il Papa Francesco, in questo senso, voglia accompagnare la Chiesa in un cammino di ‘esercizi spirituali’, come afferma padre Spadaro. Al Sinodo non si trattava di imporre un’idea particolare in modo autoreferenziale, per quanto coraggiosa e necessaria, ma bisognava contribuire a un consenso morale perché il Papa potesse fare un passo in avanti. Questi appunti del Papa ci danno molte lezioni e ci fanno comprendere l’importanza del ‘kairos’, del tempo propizio, del tempo di Dio, connesso in questo caso a un cammino postconciliare di sessant’anni che non si risolve in un singolo momento ecclesiale. La domanda è come continuare a seminare semi di conversione in un momento di ‘kairos’. È un processo che va al di là delle nostre persone, dobbiamo sentirci umili. La Chiesa non è un’ong, è la presenza di Dio nella storia accanto agli uomini”. Si tratta di un processo che “può apparire lento”, ma è questa la logica del “kairos”. E in tal modo “i cambiamenti avvengono in modo solido, non diventano elemento di lotta”.

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