Opus Dei: Roma, ordinati 29 sacerdoti. Il card. Parolin, “essere pastori consiste nell’assumere uno stile di vita”

“Essere pastori non consiste in una serie di compiti, bensì nell’assumere uno stile di vita”. Lo ha detto il segretario di Stato vaticano, il card. Pietro Parolin, nell’omelia della Messa che ha celebrato stamani a Roma, nella basilica di Sant’Eugenio, durante la quale sono stati ordinati 29 sacerdoti dell’Opus Dei. Il porporato ha approfondito l’immagine del buon pastore, che ispira ogni sacerdote a essere “fonte di vita, di misericordia, di semplicità”. E ha indicato un esempio: “Il pastore non vive dove vuole, ma dove è meglio per il gregge. Non è tanto una guida per gli altri, quanto colui che condivide la sua vita con le pecore”. L’idea del pastore “non si riferisce al governo ma alla vita, per questo Gesù caratterizza il buon pastore come colui che dà la vita per le pecore”. Quindi, un messaggio preciso per gli ordinandi: “Il ministero che assumete è una questione di vita, non dimenticatelo mai – ha evidenziato il cardinale -. Non siete chiamati a fare cose, ma a dare e condividere la vostra vita, così potete realizzare pienamente la chiamata ad agire nella persona di Cristo”. Poi, il card. Parolin si è soffermato sull’essere pastori oggi che “significa essere testimoni di misericordia”. Un’altra caratteristica del pastore – ha spiegato il cardinale – è la semplicità, che si ottiene, tra le altre cose, “nel silenzio della preghiera”. “La semplicità nasce dalla trasparenza della preghiera e si manifesta in azioni concrete come condurre una vita ordinata, senza essere ingolfato in mille cose, che potrebbero mettere a repentaglio la semplicità di un cuore pienamente dedicato al Signore”.
Infine, il cardinale si è riferito alla necessità di “portare a tutti la voce del buon pastore, affinché si sentano amati da Cristo”. Questo richiede di “non essere introverso ma estroverso; non desideroso di essere rilevante ma di far conoscere Gesù”, di “coniugare la carità pastorale a una sana creatività, fedeltà e flessibilità, fede e cuore disponibile; andare alla ricerca degli altri piuttosto che aspettarli; accogliere e non rifiutare le domande più complesse di oggi, soprattutto quelle dei giovani”.

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