Custodia del Creato: mons. Spreafico (Frosinone), “la pandemia ci ha resi più coscienti che ‘tutto è connesso'”

“L’ecologia, o meglio la cura della casa comune, non è solo una scienza umana che riguarda le condizioni dell’ambiente materiale in cui viviamo e in cui esiste l’universo, ma ha a che fare anche con la fede. Solo questo stretto legame permette di scrivere per la prima volta un’enciclica che ha al suo centro il tema dell’ambiente”. Lo ha detto, stamattina, mons. Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, intervenendo alla XV edizione del Forum dell’informazione cattolica per la custodia del Creato, intitolato “Indietro non si torna. Un nuovo umanesimo alla luce della Laudato si’” e promosso oggi da Greenaccord onlus a Montefiascone. “I danni ambientali hanno conseguenze sull’essere umano e sul creato – ha osservato il presule -. Scopriamo con chiarezza che ‘tutto è connesso’. Forse non ne eravamo del tutto consapevoli. La pandemia che ancora affligge il mondo ci ha resi più coscienti di questa verità. Un virus maligno ha attraversato il mondo, non ha chiesto il permesso di soggiorno a nessuno, ha valicato confini di popoli e continenti, ci ha sorpreso nella nostra fragilità, indifesi, impreparati. Ci credevamo padroni e ci siamo ritrovati sottomessi, impreparati a rispondere nonostante il progresso della scienza”.
Mons. Spreafico ha ricordato anche “una delle conseguenze positive, forse poche, del lockdown”, che “ha avuto come oggetto proprio il creato, la terra, i mari, i fiumi. I dati dicono che persino il movimento tellurico del suolo terrestre è diminuito in questo tempo del 50% proprio per la diminuzione del traffico e dell’attività umana. Spero non dovremo aspettare la prossima pandemia per capire la lezione che il creato ci ha dato”. E ha concluso: “Davanti al dolore del nostro tempo, alla malattia e alla morte, al gemito della creazione e dell’umanità, soprattutto dei più poveri, nonché alle conseguenze sociali e economiche provocate, la Bibbia ci proietta verso il futuro con speranza, non per allontanarci dalla sofferenza del presente, ma per indicarci una risposta spirituale che può davvero aiutarci a risollevare l’umanità perché sia davvero un nuovo inizio e non solo, come si usa dire, una ripresa che lascia tutto come prima, o magari peggio di prima. La fede in questo senso può contribuire a una risposta spirituale, che aiuti a cercare non con egoismo, ma insieme quei giusti rimedi alla pandemia che affligge l’umanità, ma anche alla sofferenza del creato, di cui noi tutti siamo parte”.

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