Siria: mons. Tobji (arcivescovo maronita Aleppo), “nuove sanzioni Usa sono un atto diabolico”

foto SIR/Marco Calvarese

“Adesso ad Aleppo tutti dicono: stavamo meglio sotto le bombe”. Così Joseph Tobji, arcivescovo maronita di Aleppo, fotografa il sentimento prevalente nella popolazione della seconda città siriana, nel giorno in cui entrano in vigore le ennesime sanzioni economiche imposte alla Siria di Assad dagli Usa con il cosiddetto “Caesar Act”. Una disposizione che si aggiunge alle altre prorogate per un anno dall’Ue, abbattendosi su una popolazione stremata da anni di guerra, mentre lo spettro della pandemia da coronavirus miete vittime anche dentro i confini della Siria. “La bomba arriva all’improvviso – dichiara a Fides l’arcivescovo – e uccide le persone intorno al luogo in cui cade. Adesso, in Siria, si sente la fame vera, e milioni di persone hanno davanti agli occhi la prospettiva di guardarsi morire lentamente di una morte annunciata, senza possibili vie di fuga”. Il valore della lira siriana” racconta “è crollato in maniera vertiginosa: prima della guerra un dollaro equivaleva a 50 lire siriane, ora per acquistare un dollaro ne servono quasi tremila, e lo stipendio medio di un impiegato è rimasto quello di allora, pari a 50mila lire, praticamente meno di venti euro. Chiudono i negozi, chiudono le piccole imprese, ognuno prova a sopravvivere con quello che trova. Quelli che hanno i soldi depositati nelle banche del Libano non li possono neanche ritirare, per la crisi finanziaria libanese. Negli ospedali mancano medicine e attrezzature indispensabili per gli interventi chirurgici salvavita, come gli stent. Se si entra nell’intimo delle fatiche e delle sofferenze delle famiglie, si sentono storie da piangere. Le cose non possono andare peggio di così”. Il cosiddetto “Caesar Syria Civilian Protection Act”, che ha ottenuto il sostegno bipartisan al Congresso Usa lo scorso dicembre, si presenta come un pacchetto di sanzioni contro le truppe siriane e altri responsabili delle atrocità commesse durante la guerra civile in Siria. Per mons. Tobji, quella delle “sanzioni ‘mirate’ è una bugia a cui non crederebbe neanche un bambino. Tutti vedono benissimo quale è l’obiettivo: aumentare le sofferenze nella popolazione per alimentare il malcontento popolare e produrre in questo modo il cambio di regime. Ma questo modo di agire è criminale. Mettere in stato di sofferenza un intero popolo in un momento come questo, dove c’è anche in giro per il mondo lo spettro della pandemia, è terroristico, inumano. E il segno che per perseguire i tuoi scopi sei disposto a tutto, anche a sacrificare milioni di persone, di poveri, di famiglie. Si tratta di un atto diabolico”. In questa situazione, anche ad Aleppo la priorità “è quella di provare a custodire i timidi segnali di ripartenza che si erano registrati con la fine del conflitto. Il mese prossimo inauguriamo la cattedrale maronita di sant’Elia, nello storico quartiere aleppino di Al-Jdayde, dopo due anni di restauro. Dobbiamo provare comunque a andare avanti, nella situazione in cui siamo, facendo tesoro di piccoli segni di speranza. Per essere accompagnati in questo momento, chiediamo preghiere ai fratelli in tutto il mondo”.

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