Brasile: Chiesa in prima linea in una campagna per l’autoprotezione delle comunità e dei leader indigeni, intitolata “La vita appesa a un filo”

Una campagna di autoprotezione per le comunità indigene dell’Amazzonia brasiliana e i leader minacciati, intitolata “La vita appesa a un filo”. L’iniziativa, che vede coinvolte numerose organizzazioni ecclesiali, a partire dalla Rete ecclesiale panamazzonica (Repam), e della società civile, sarà lanciata domani, 18 giugno. La campagna, come si legge sul sito della Repam, ha l’obiettivo di “rafforzare le articolazioni sociali, consolidando i processi già in atto, dando ampia visibilità alla gravità e all’intensificazione della violenza contro coloro che difendono i diritti sociali e ambientali”.
Ci si propone, inoltre, di “raggiungere le comunità esposte a situazioni di rischio e di minaccia in modo più capillare possibile, in modo che possano organizzare e proteggere i loro membri”, oggi minacciati non solo dalla pandemia del Covid-19, ma anche da sempre nuovi progetti di accaparramento di terre e attentati all’ecosistema della foresta.
Al lancio della campagna parteciperanno, tra gli altri, rappresentanti della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (nella persona del presidente della Commissione per l’azione di trasformazione sociale, dom José Valdeci Santos Mendes) della Commissione per la pastorale della terra (Cpt), del Consiglio missionario indigeno (Cimi), della Repam, ma anche rappresentanti di associazioni per la difesa di diritti umani e magistrati. La campagna era stata pensata ancora prima dell’espandersi della pandemia, ma assume oggi una rinnovata attualità.

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