Senza fissa dimora: Avvocato di strada, +69% per pratiche legate ad iscrizione anagrafica. Sempre più frequenti i casi di caporalato e abuso

Sono state 3.988 le pratiche aperte da Avvocato di strada nel 2019. È quanto emerge dal bilancio sociale 2019 che verrà presentato domattina in occasione dell’Assemblea nazionale, che si terrà in streaming. Di queste, 1.851 sono le pratiche di diritto civile, 347 le pratiche di diritto penale, 1228 le pratiche di diritto dei migranti, 562 le pratiche di diritto amministrativo.
“La residenza anagrafica rimane, come sempre, il tema maggiormente trattato dai nostri volontari”, si legge nel bilancio. Rispetto al 2018, nel corso dell’anno 2019 sono state 351 in più le pratiche aperte per questioni legate all’iscrizione anagrafica, con un incremento del 69% rispetto all’anno precedente. “La mancanza della residenza anagrafica si conferma, pertanto, il problema principale per chi vive in strada. La cancellazione dalle liste anagrafiche ha infatti conseguenze drammatiche – la denuncia –. Basti pensare che senza residenza non si ha diritto all’assistenza sociale o a prestazioni sanitarie che non siano di pronto soccorso, non si può aprire la partita Iva, non si può avere un conto corrente, non è possibile esercitare il diritto di voto, accedere al patrocinio a spese dello Stato e molto altro ancora”. Per Ads, “emblematico è stato, nell’anno appena passato, il caso del reddito di cittadinanza: la residenza è infatti un requisito essenziale per richiedere questa misura”. Rimane alto anche il numero delle pratiche relative al diritto del lavoro. “I volontari, in questo ambito, affrontano casi di lavoratori assunti senza contratto e poi non retribuiti, o ancora di lavoratori licenziati senza motivo”. “Sempre più frequenti – la constatazione – sono i casi di caporalato e di abuso di potere da parte dei datori di lavoro, quasi sempre a danno di cittadini stranieri, ai quali vengono spesso imposti ritmi di lavoro estenuanti a fronte di salari miserrimi”. Nel bilancio emerge che “va dato atto che ai nostri sportelli incontriamo numerose persone per le quali non esiste alcuna strada possibile per ottenere una regolarizzazione del soggiorno sul territorio italiano e che sono dunque condannate ad una situazione di irregolarità, divenendo doppiamente ‘invisibili’”. Una situazione ingenerata dalla “stretta legislativa di fine 2018, che ha comportato l’abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, insieme alle forti limitazioni normative volte a contingentare il numero di permessi di soggiorno per motivi di lavoro dei cittadini extracomunitari”, circostanze che “fanno sì che per tanti stranieri non sia possibile o non sia più possibile costruirsi un futuro in Italia”.

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