Gmg Lisbona: don Falabretti (Snpg), “è importante sapere che siamo di fronte a giovani ‘nuovi'”

“Torna la Gmg e questa volta il sapore del ritorno è particolarmente intenso: dall’ultima Gmg per noi accessibile (Cracovia 2016) sono passati sette anni. Non era mai successo che ci fosse un lasso di tempo così lungo e questo ci ha fatto avvicinare all’esperienza con il timore che non fosse più attraente. Sicuramente avremo perso una o due generazioni; non solo a causa di questa lunga attesa, ma anche per tutto ciò che è successo nel frattempo. È importante sapere che siamo di fronte a giovani ‘nuovi’: lo sono sempre, questo è scontato. Ma questi sono diversi dai loro predecessori, perché vengono da un periodo segnato e accentuato dal cambiamento d’epoca che alcune cose hanno decisamente accelerato”. Lo scrive don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei, su Vita pastorale di luglio.
La pandemia, anzitutto: “Un’esperienza inattesa che i giovani non hanno ancora finito di pagare: la loro salute mentale ne risente e questo li rende più fragili, incerti di fronte a quel futuro verso il quale tutti siamo stati proiettati con entusiasmo perché rappresentava l’alba della vita adulta. La pandemia li ha tenuti a distanza, ha mostrato loro l’inedito di relazioni nuove che hanno costretto all’uso della tecnologia non solo per il tempo libero. È nato il metaverso ed è esplosa l’intelligenza artificiale: argomenti di cui sentivamo parlare fino a pochissimi anni fa, ma di cui non avevamo percezione”. Allora, “questa Gmg obbligherà la maggior parte dei giovani a salire sui pullman e a sobbarcarsi giorni di viaggio. Una fatica, certo, ma saranno giorni benedetti se chi li accompagna saprà animare il viaggio sfruttandolo come occasione di incontro”.
È il tempo della crisi ambientale ed “è la prima volta che una Gmg si svolge in un continente che sente di avere una guerra aperta in casa. Due temi che chiedono di essere elaborati attraverso quella fraternità a cui Papa Francesco sta richiamando tutti ormai da anni. Caduto il muro di Berlino e chiusa la guerra fredda, si sono aperti scenari che non hanno portato a condizioni di pace: il mercato libero si è trasformato nella dittatura del consumo e della finanza. Quanto fu profetico Giovanni Paolo II nel richiamare allora i rischi del capitalismo! La corsa all’accumulo di beni e allo sfruttamento di risorse non può certo fare ricchi tutti: come sempre accade, sono pochi quelli che finiscono per concentrare su di sé le ricchezze, cioè i prepotenti più ricchi”. Ma “la cultura quella rimane per tutti: prendi ciò che vuoi, sfrutta ciò che ti pare. L’esperienza della Gmg andrebbe sfruttata anche per rigenerare nel cuore dei giovani la fiducia negli altri, la consapevolezza che dipendiamo gli uni dagli altri, l’estremo bisogno di riconoscere nell’altro il fratello e aprirsi alla spesa di sé stessi”.
Infine, il tema della Gmg si richiama all’annotazione di Luca che descrive Maria mentre si alza in fretta per recarsi in visita alla cugina Elisabetta: “L’incontro fra le due donne ci rimanda all’urgenza di tornare a condividere la fede riconoscente per ciò che Dio opera ogni giorno nella nostra vita”. Don Falabretti conclude: “La Gmg è un grande laboratorio di incontro: culture, lingue, provenienze diverse che aprono il cuore alla comprensione dell’esistenza stessa. A patto che ci si impegni ad aprire gli occhi e le orecchie, che si faccia scendere nel cuore questa grande esperienza di condivisione per coltivare la sapienza evangelica”.

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