Cammino sinodale: Cei, più “impegno attivo” dei laici, no a “polarizzazioni”

“Aprire strade da percorrere perché tutti abbiano posto nella Chiesa, a prescindere dalla loro condizione socio-economica, dalla loro origine, dallo status legale, dall’orientamento sessuale”. E’ uno degli obiettivi della fase sapienziale del cammino sondale delle Chiese in Italia. “Condividere le buone pratiche già attive nei territori ed emerse con i Cantieri di Betania e, dall’altro, di avviare processi di approfondimento sul piano antropologico e teologico, per integrare meglio le istanze del rispetto totale per le persone e della loro crescita nella verità”, le indicazioni di rotta delle Linee guida, diffuse oggi. “Nelle narrazioni del biennio di ascolto – si legge a proposito dei primi due anni del Cammino sinodale – è emersa la necessità di un impegno attivo in alcuni ambiti cruciali: la costruzione della pace, la cura dell’ambiente, il dialogo tra le culture e le religioni, l’inclusione dei poveri, degli anziani, delle persone ammalate o con disabilità”. In tutti questi ambiti, per la Cei, è “necessario il contributo delle persone laiche: impegnate in prima persona nella vita professionale, civile e sociale, la loro testimonianza matura concretizza nel mondo lo stile della prossimità”. Altra questione “particolarmente evidenziata dal popolo di Dio”, quella del dialogo e del confronto con le altre realtà sociali e culturali del nostro tempo: “si sente il desiderio di atteggiamenti ecclesiali che sappiano ascoltare con rispetto la realtà dell’altro, il cui valore è ben più grande dell’idea professata”. “Questa convinzione è apparsa in ogni dibattito, con il desiderio di sottrarsi alle polarizzazioni che spesso compromettono un vero stile ecclesiale”, si sottolinea nel testo, in cui si afferma che la Chiesa “è chiamata a dare testimonianza di un’altra modalità possibile di confronto”. “Un tempo funzionava il modello delle scuole sociopolitiche, che hanno accompagnato generazioni di laiche e laici impegnati”, ricorda la Cei: “occorre riflettere su quali vie sperimentare per offrire laboratori di formazione di pensieri e azioni ispirati ai valori cristiani. La dottrina sociale della Chiesa richiede di essere affiancata dalla prassi sociale dei cristiani, che da sempre sono in prima fila nella costruzione di un mondo più conforme alle esigenze del regno di Dio. L’esistenza è intessuta di incontri con gli altri e la comunità si forma mediante la partecipazione di ciascun individuo: quali vie percorrere per la costruzione di una Chiesa davvero inclusiva, propositiva, responsabile, testimone di verità”.

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