Povertà educativa: Catapano (Fadv), “determina uno svantaggio che difficilmente potrà essere colmato nell’età adulta”

La povertà educativa e culturale è in enorme crescita e impatta fortemente anche sulla capacità dei minori di immaginare il proprio futuro. Lo confermano i dati della seconda ricerca sulla povertà educativa in Italia, realizzato da Fondazione L’Albero della Vita onlus (Fadv) con la supervisione scientifica dell’Università degli studi di Palermo, presentati in occasione dell’evento “Educazione alla cittadinanza globale e solidale – La scuola del futuro che forma i cittadini attivi” tappa finale del Pcto dal titolo “Educazione alla pace e alla cittadinanza globale” realizzato in partnership con ScuolAttiva onlus presso l’Istituto di istruzione secondaria superiore “Giorgio Ambrosoli” di Roma.
Secondo l’indagine di Fadv, che ha coinvolto 454 beneficiari del programma nazionale di contrasto alla povertà “Varcare la soglia”, attivo a Milano, Perugia, Genova, Napoli, Catanzaro e Palermo, Il 76% dei rispondenti non svolge quotidianamente questo tipo di attività, il 43% non possiede a casa libri adatti alla propria età e al proprio livello di conoscenza. Il 53% non è mai stato al cinema nell’ultimo anno e il 78% non ha partecipato a visite al patrimonio artistico, culturale e ambientale. A praticare sport è solo il 17% del campione, mentre a leggere solo il 15%.
Dice Isabella Catapano, direttore generale di Fadv: “Il 50% degli intervistati non sa esprimere felicità quando capita qualcosa di bello, o gioire appieno dei propri successi (65%). Anche quando si tratta di esprimere liberamente il proprio entusiasmo in occasione di feste e incontri con gli amici il 67% non si sente capace di farlo”.
“Insomma, la povertà educativa ha, come diretta conseguenza, una mancata attivazione delle capacità e del talento di bambini e ragazzi – continua Catapano -. Addirittura al peggiorare delle condizioni di povertà peggiorano anche le capacità emotive e relazionali del bambino. Infatti, se a non saper esprimere felicità in media sono il 50% dei bambini, la percentuale cresce all’81% se si considerano le fasce più in difficoltà. Stessa cosa se si considera chi è in grado di gestire frustrazione e rabbia (76% vs 91%)”.
“L’unico argine a questo fenomeno e l’unica agenzia educativa in grado di abilitare questi giovani, facendogli scoprire le proprie capacità, e quindi insegnandoli la capacità di immaginare e sognare la possibilità di emanciparsi dalla propria condizione è la scuola – sottolinea Simona Frassone, presidente di ScuolAttiva -, ma la scuola da sola non può e non riesce a farsi carico del problema. Ecco perché di grandissima importanza sono i Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento che portiamo negli istituti di tutta Italia”.
“Colpendo i minori nel periodo più vulnerabile della loro esistenza la povertà educativa determina uno svantaggio che difficilmente potrà essere colmato nell’età adulta – conclude Catapano -. Quello della povertà materiale ed educativa è un circolo vizioso che va spezzato. L’offerta educativa può e deve attivare percorsi di resilienza per bambini e gli adolescenti. Attraverso un’offerta educativa integrata e di qualità si possono spezzare le catene intergenerazionali della povertà facendo convergere sempre di più l’impegno della scuola con quello di una più ampia comunità educante”.

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