Violenza sui minori: Garlatti (Agia), “anche chi fa volontariato presenti il certificato del casellario”

“Di fronte alla violenza nei confronti dei minorenni almeno evitiamo l’evitabile. Chi ha commesso reati a sfondo sessuale non può svolgere attività a contatto con bambini e ragazzi: anche chi fa volontariato stando a contatto con i minorenni in modo continuativo deve presentare il certificato del casellario giudiziale, a prescindere dall’esistenza di un rapporto di lavoro”. È questa una delle proposte che avanza oggi l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia), Carla Garlatti, in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia.
“Parlo di chi svolge attività di volontariato nei centri di aggregazione per minori – prosegue Garlatti – come oratori, palestre, campi da gioco, associazioni, luoghi di ritrovo, campi estivi e altri ancora. Anche a costoro va esteso l’obbligo da parte del responsabile di queste organizzazioni di chiedere il certificato del casellario giudiziale del volontario, come già previsto oggi per i datori di lavoro nei confronti di dipendenti e di chi svolge attività volontarie con un contratto. In ogni caso, è necessario che vengano disposti controlli più frequenti e più stringenti, visto che le cronache continuano a raccontare casi di abusi compiuti da persone con precedenti specifici”.
Va inoltre ampliato, secondo Garlatti, l’elenco dei reati che, se commessi in precedenza, impediscono di svolgere attività a contatto con i bambini. “L’attuale formulazione dell’articolo 25 bis del Testo unico del casellario giudiziale deve essere integrata da ulteriori ipotesi di reato, come quelli di violenza sessuale di gruppo e di diffusione illecita di immagini e video sessualmente espliciti”.
Un altro problema, non secondario, riguarda poi il sommerso. “Esistono sistemi di segnalazione per i minorenni, ma occorre fare di più e meglio, dando seguito a una raccomandazione dello scorso settembre del Consiglio d’Europa”. Sono carenti, secondo l’Autorità garante, i servizi che spiegano l’importanza e la finalità di una segnalazione. Vanno introdotti strumenti per promuovere e semplificare i meccanismi. Servono protocolli di segnalazione unitari a livello nazionale, tenendo distinte le caratteristiche di ciascun ambiente di lavoro o volontariato e deve essere chiarito quando segnalare, chi deve segnalare, come e a chi farlo. Sarebbe necessario poi supportare con consigli chi deve segnalare e, soprattutto, garantire a chi denuncia l’anonimato nell’ambiente nel quale si è verificato il fatto, ove ciò sia possibile.
“Intendo però spingermi oltre – ha dichiarato la garante –: partendo da quanto fatto in Spagna, si potrebbe discutere e valutare l’ipotesi di introdurre un obbligo di segnalazione a carico di chiunque intercetti gravi segnali di violenza contro i minorenni. Allo stesso tempo tale obbligo va ‘rafforzato’ per chi svolge un’attività abituale a contatto con bambini e ragazzi, siano essi ad esempio animatori, istruttori sportivi o volontari”.

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