Papa Francesco: al Corpo diplomatico, sì al “disarmo integrale” e “soluzione dei due Stati” in Terra Santa. “In Congo e Sud Sudan per pace e riconciliazione”

“Tutti i conflitti pongono comunque in rilevo le conseguenze letali di un continuo ricorso alla produzione di nuovi e sempre più sofisticati armamenti, talvolta giustificata adducendo il motivo che se una pace oggi è possibile, non può essere che la pace fondata sull’equilibrio delle forze . Occorre scardinare tale logica e procedere sulla via di un disarmo integrale, poiché nessuna pace è possibile laddove dilagano strumenti di morte”. È l’analisi del Papa, che nel discorso al Corpo diplomatico, oltre alla guerra in Ucraina, ha citato i numerosi focolai di guerra nel mondo, a partire dalla Siria e dal conflitto tra israeliani e palestinesi, dove si regista “l’aumento della violenza, con la conseguenza drammatica di molte vittime e di una totale sfiducia reciproca”. “Particolarmente colpita è Gerusalemme, città santa per ebrei, cristiani e musulmani”, ha fatto notare Francesco: “La vocazione iscritta nel suo nome è di essere Città della Pace, ma purtroppo si trova ad essere teatro di scontri. Confido che essa possa ritrovare tale vocazione ad essere luogo e simbolo di incontro e di coesistenza pacifica, e che l’accesso e la libertà di culto nei Luoghi Santi continui ad essere garantito e rispettato secondo lo status quo”. Nello stesso tempo, il Papa ha auspicato che le autorità dello Stato d’Israele e quelle dello Stato di Palestina “possano ritrovare il coraggio e la determinazione nel dialogare direttamente al fine di implementare la soluzione dei due Stati in tutti i suoi aspetti, in conformità con il diritto internazionale e con tutte le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite”. Poi il riferimento al suo prossimo viaggio apostolico: “Come sapete, alla fine del mese, potrò finalmente recarmi pellegrino di pace nella Repubblica Democratica del Congo, con l’auspicio che cessino le violenze nell’est del Paese e prevalga la via del dialogo e la volontà di lavorare per la sicurezza e il bene comune. Il pellegrinaggio proseguirà in Sud Sudan, dove sarò accompagnato dall’Arcivescovo di Canterbury e dal Moderatore Generale della Chiesa Presbiteriana di Scozia. Insieme desideriamo unirci al grido di pace della popolazione e contribuire al processo di riconciliazione nazionale”.

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