Papa Francesco: al Corpo diplomatico, no a “violenze e discriminazioni contro in cristiani”, “uso strumentale della religione per finalità politiche è contrario alla prospettiva cristiana

(Foto Vatican Media/SIR)

“La pace esige anche che sia riconosciuta universalmente la libertà religiosa. È preoccupante che ci siano persone che vengono perseguitate solo perché professano pubblicamente la loro fede e sono molti i Paesi in cui la libertà religiosa è limitata”. Lo ha detto il Papa, nel discorso al Corpo diplomatico, in cui ha denunciato che “circa un terzo della popolazione mondiale vive in questa condizione”. “Un cristiano ogni sette viene perseguitato”, l’altro dato citato da Francesco, esprimendo l’auspicio che “il nuovo Inviato Speciale dell’Unione europea per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell’Unione europea, possa disporre delle risorse e dei mezzi necessari per svolgere adeguatamente il proprio mandato”. “La violenza e le discriminazioni contro i cristiani aumentano anche in Paesi dove questi non sono una minoranza”, ha osservato inoltre il Papa, secondo il quale “la libertà religiosa è messa in pericolo anche laddove i credenti vedono ridotta la possibilità di esprimere le proprie convinzioni nell’ambito della vita sociale, in nome di un malinteso concetto di inclusione”. “La libertà religiosa, che non può ridursi alla mera libertà di culto, è uno dei requisiti minimi necessari per vivere in modo dignitoso e i governi hanno il dovere di proteggerla e di garantire a ogni persona, compatibilmente con il bene comune, l’opportunità di agire secondo la propria coscienza anche nell’ambito della vita pubblica e nell’esercizio della propria professione”, ha ricordato Francesco: “La religione è un’opportunità effettiva di dialogo e d’incontro fra popoli e culture diverse, come testimonia la decisione del Parlamento di Timor-Est che ha approvato all’unanimità il Documento sulla Fratellanza Umana che ho firmato con il Grande Imam di Al-Azhar nel 2019, includendolo nei programmi delle istituzioni educative e culturali nazionali, e come ho potuto sperimentare personalmente nel viaggio che ho compiuto in Kazakhstan, nel settembre scorso, in occasione del VII Incontro dei Leader religiosi mondiali, con i quali ho condiviso alcune preoccupazioni del nostro tempo e toccato con mano come le religioni «non [siano] problemi, ma parte della soluzione per una convivenza più armoniosa”. Il Papa ha definito “significativa”, a questo proposito, anche la visita in Bahrein, “dove si è potuto compiere un nuovo passo nel cammino tra credenti cristiani e musulmani”. No, infine, ai “tentativi deplorevoli di fare un uso strumentale della religione per finalità meramente politiche”: “ciò è contrario alla prospettiva cristiana, che mette a nudo la radice di ogni conflitto che è lo squilibrio del cuore umano. Il cristianesimo sprona alla pace, poiché sprona alla conversione e all’esercizio della virtù”.

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