Eurostat: i Ventisette continuano a dipendere fortemente dai combustibili fossili per l’approvvigionamento energetico

L’Unione europea continua a dipendere fortemente dai combustibili fossili per il suo approvvigionamento energetico. Lo comunica Eurostat in una pubblicazione. Nel 2021, i combustibili fossili costituivano il 70% dell’ammontare lordo di energia disponibile nell’Ue, rimanendo allo stesso livello del 2020. Ma nell’ultimo decennio, dal 1990, c’è stato un calo di 13 punti percentuali, soprattutto per l’aumento delle energie rinnovabili. Nel 2021, Malta (96%) ha avuto la quota più elevata di combustibili fossili nell’energia disponibile lorda, seguita da Cipro e Paesi Bassi (89%), Irlanda e Polonia (88%). La maggior parte degli altri Paesi Ue ha registrato percentuali comprese tra il 50% e l’85%. Solo Svezia (32%), Finlandia (38%) e Francia (48%) hanno visto tassi inferiori al 50%. Rispetto al 2020, nel 2021 le riduzioni più significative, ma sempre contenute, si registrano in Finlandia (-3 punti percentuali, pp), Belgio (-3 pp), Lituania (-3 pp), Portogallo (-2 pp) e Danimarca (-2 pp). Gli aumenti maggiori, invece, sono in Bulgaria (+4 pp), Estonia (+3 pp), Polonia e Slovacchia (entrambe +2 pp) e Spagna (+1 pp). In generale, il calo maggiore, tra il 2010 e il 2021, si verifica in Danimarca (dall’81% al 57%; -25 pp), seguita dall’Estonia (dal 91% nel 2010 al 69% nel 2021; -22 pp) e dalla Finlandia (dal 57% al 38%; -19 pp). Riduzioni minori si contano in Germania (dall’81% al 79%; -2 pp), Romania (dal 75% al 72%; -3 pp), Malta (dal 100% al 96%; -3 pp), Ungheria (dal 73% al 69%; -4 pp) e Francia (dal 52% al 48%; -4 pp).

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