Ucraina: mons. Honcharuk (vescovo di Kharkiv-Zaporijia) ad Acs, “nei ‘campi di filtraggio’ di Mariupol bambini separati dalle loro madri”

“Ci sono vere tragedie relative alle persone finite nei ‘campi di filtraggio’ di Mariupol, dove i bambini vengono separati dalle loro madri. Se qualcuno ha qualcosa contro una di loro, crea qualche sospetto e lei viene immediatamente mandata in prigione e separata dai suoi figli. Ci sono tante storie tragiche come queste, molto dolorose, e non so come i preti possano aiutarli”.  Lo dice ad Aiuto alla Chiesa che Soffre mons. Pavlo Honcharuk, vescovo della diocesi latina di Kharkiv-Zaporijia, dopo sei mesi di guerra in Ucraina. Kharkiv è una città, con una popolazione di 1,7 milioni di abitanti prima della guerra, e dista solo circa 20 km dalla linea del fronte. “Se la situazione peggiora probabilmente non ci sarà l’istruzione a tempo pieno né per i bambini delle scuole primarie né per gli studenti delle scuole superiori o universitari – aggiunge il presule -, perché a Kharkiv molte scuole sono state prese di mira dai missili. Non so esattamente quante scuole siano state distrutte, ma almeno una ventina, anche tanti asili nido. Pertanto, è pericoloso radunare un gran numero di bambini in un unico luogo”.
Soffermandosi sul lavoro pastorale negli ospedali di Kharkiv, il vescovo riferisce che “c’è un ospedale militare dove lavora il nostro cappellano militare, insieme a un sacerdote della Chiesa ortodossa ucraina”. “I sacerdoti visitano anche gli altri ospedali della città. Una delle cose più difficili per me è stata vedere un bambino di tre anni sdraiato su un letto, ferito durante un bombardamento. Non è chiaro se sopravvivrà. È lì solo perché qualcuno voleva una guerra. Qui ci si sente impotenti”.
Infine, mons. Honcharuk riferisce come la Chiesa aiuta nelle situazioni in cui un membro della famiglia è prigioniero o è stato deportato. “Ci sono prigionieri di guerra. A volte i loro parenti si avvicinano a me e mi chiedono aiuto per contattare l’altra parte per farli uscire in qualche modo da lì. Ma non ho alcun contatto con l’altra parte. Devo solo ascoltare quella persona e supportarla. Molte persone rimangono nei territori occupati e le famiglie sono separate. Ho incontrato un soldato che può vedere la sua casa attraverso il binocolo dalla sua posizione in prima linea. Sua moglie e i due figli sono rimasti nei territori occupati. Ogni giorno può vedere da lontano moglie e figli, ma non ha contatti con loro. Non può chiamarli. Dice che vuole abbracciarli, ma non riesce nemmeno a fare un segno”.

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