Ucraina: Moretti (Mean), “si diventa europei perché si decide di avere un’identità comune di popoli democratici che perseguono la pace globale”

(Foto: Mean)

“Siamo tutti ucraini, ma siamo anche tutti europei, l’Ucraina è Europa: a Majdan ha deciso la sua identità nel terzo millennio ed oggi è ufficialmente candidata ad essere stato membro. Questo significherà che la fratellanza a la sorellanza tra i nostri popoli non potrà essere affidata alle burocrazie, ma principalmente alla nostra amicizia”. Lo ha detto oggi Angelo Moretti, portavoce di Mean, in occasione della Manifestazione non violenta promossa oggi a Kiev dal Progetto Mean.
“Non si diventa europei per aver superato un concorso o un test, ma perché si decide di avere un’identità comune di popoli democratici che perseguono la pace globale, accettano le diversità di opinione e di fede, danno dignità ed umanità alla pena delle persone condannate, aboliscono i manicomi per le persone con sofferenza psichica, garantiscono la libera istruzione, la parità di genere e l’esercizio dell’obiezione di coscienza nei temi che riguardano l’uso delle armi, hanno cura dell’ambiente”, ha osservato Moretti. “Noi siamo qui per ribadire che vi saremo accanto nel percorso di ingresso nella Ue come società civile e come compagne e compagni di viaggio, a partire dall’urgenza di oggi e con un piede nell’Ucraina libera ed indipendente del futuro. Vogliamo condividere con voi la bellezza dei versi del poeta Sevcenko, così come sentiamo che i vostri canti di liberazione sono i nostri”.
Il portavoce di Mean ha chiarito: “Siamo qui per costruire con voi il nuovo pacifismo dell’Ue. Per compiere con voi un passo in più rispetto all’epoca della guerra fredda e della cortina di ferro a cui qualcuno brutalmente vuole farci ritornare: oggi noi lottiamo come società civile anche per sostenere i russi che vorrebbero vivere in un mondo libero e democratico, per quelli che anelano alla pace e sono costretti al silenzio, per gli obiettori che stanno pagando con la galera il proprio rifiuto alla guerra”. Non solo: “Siamo qui anche per difendere – accanto ai dissidenti russi – il futuro della cultura russa, della sua letteratura, della sua musica, dei suoi campioni sportivi, della sua arte, del suo ingegno. L’Europa non sarebbe Europa senza Tchaikovsky e Dostoevskij, senza Pasternak e Tolstoj, senza Sacharov e Checov”.

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