Libano: card. Raï (patriarca maronita), “prossimo presidente dovrà essere uno statista neutrale”

Ostacolare o non facilitare la formazione di un nuovo governo libanese rappresenta un atto di “sabotaggio” nei confronti dell’intera Nazione, e indebolisce il Libano nei negoziati con la comunità internazionale. Lo ha ribadito ieri il cardinale libanese Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti, durante l’omelia della messa celebrata a Diman, nella chiesa della residenza patriarcale estiva. Lo riferisce Fides. Le elezioni politiche libanesi si sono svolte il 15 maggio, e da allora “non è ancora emersa una maggioranza parlamentare in grado di sostenere una nuova compagine governativa. I tatticismi delle forze partitiche che stanno di nuovo paralizzando la vita politica e istituzionale del Paese – ha rimarcato il patriarca – minacciano la tenuta stessa dello Stato, alimentano la rabbia popolare e espongono il Libano a interferenze, manipolazioni e nuove sudditanze nei confronti di attori geopolitici regionali e globali. Una situazione che potrebbe ulteriormente precipitare se l’attuale stallo coinvolgerà anche il processo per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, in programma il prossimo ottobre”. “Tale cambio al vertice – ha ammonito il cardinale – dovrà essere realizzato nel rispetto dei tempi e delle scadenze istituzionali”, e se non si vuole rendere “irreversibile” il collasso del Paese dei Cedri, “converrà eleggere un presidente politicamente intraprendente e esperto, coraggioso e audace, uno statista neutrale nella sua integrità e guidato dal suo patriottismo”, che sappia rimanere al di sopra delle alleanze tra i partiti e delle dialettiche tra assi politici contrapposti. Il patriarca maronita ha accennato anche ai negoziati sul confine marittimo tra Libano e Israele, trattative che negli auspici della dirigenza libanese dovrebbero aprire al Paese nuove possibilità di esplorazione e produzione di idrocarburi offshore. Al riguardo, il cardinale ha criticato implicitamente le esibizioni di forza messe in atto da settori del Partito sciita Hezbollah, che all’inizio di luglio avevano inviato tre droni da ricognizione sopra l’area marittima contesa, considerata ricca di giacimenti di petrolio e gas. “Lo Stato”, ha rimarcato il patriarca, “non può portare avanti i negoziati in maniera fruttuosa se altri stanno mettendo alla prova militarmente le trattative”. Anche lo sheikh libanese Ahmad Kabalan, mufti sciita della scuola jafaarita, ha lanciato un appello alla formazione rapida di una nuova squadra di governo, che “dia la priorità alla vita quotidiana dei libanesi, l’80% dei quali vive sotto la soglia di povertà”, e “non si faccia condizionare dalle provocazioni di Washington, dell’Occidente e di certi Paesi arabi”.

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