Kenya: Cesvi, “il 27% della popolazione soffre fame e sete, crisi umanitaria enorme”

(Foto: Cesvi)

“Tutto intorno a me mi ricorda della carestia e della fame. È per colpa loro che io non ho più né un marito né dei figli. Sogno il momento in cui avrò anche solo un pasto certo al giorno”. È la drammatica testimonianza di Nawoi raccolta da Fondazione Cesvi nel villaggio di Nasuroi, in Kenya, dove l’organizzazione, per supportare la popolazione, ha attivato progetti di sviluppo agricolo e pastorale e per la salute materna e infantile.
L’insicurezza alimentare ha raggiunto livelli drammatici in tutto il Corno d’Africa (Etiopia, Kenya e Somalia). “Oltre a Somalia ed Etiopia, allarmante anche la situazione in Kenya dove si stima siano 4,1 milioni le persone in condizione di grave insicurezza alimentare: il 27% della popolazione soffre fame e sete e oltre 1,5 milioni di capi di bestiame sono morti. In una situazione già molto critica – determinata da conflitti armati tra clan, conseguenze sanitarie ed economiche della pandemia ed effetti del cambiamento climatico – si inserisce anche l’impatto della guerra in Ucraina che aggrava le previsioni stimate”, denuncia il Cesvi.
Il Paese, infatti, come il resto del Corno d’Africa, sta sperimentando una delle peggiori siccità degli ultimi decenni dopo quattro stagioni consecutive di piogge mancate, che potrebbero non verificarsi neanche a ottobre-dicembre. In Kenya sono oltre 940mila i bambini che soffrono di malnutrizione acuta (229mila grave e 713mila moderata).
“L’unica soluzione possibile per far fronte all’emergenza in Corno d’Africa è quella di tornare a un’agricoltura locale, riappropriarsi di metodi autoctoni che si adattano meglio ai cambiamenti climatici – commenta Valeria Emmi, Advocacy and Networking Senior Specialist di Cesvi -. La dipendenza verso uno/due Paesi produttori di cibo, così fondamentale per la catena alimentare, deve essere interrotta, e i Paesi in difficoltà aiutati a mettere in atto sistemi di coltivazione. Anche se la guerra in Ucraina finisse, non potrà risolvere la drammatica escalation iniziata nel 2020”.
Cesvi è attiva nel Corno d’Africa dal 2006, con numerosi progetti che mirano a promuovere la sicurezza alimentare, soprattutto di donne e gruppi vulnerabili traverso programmi di sviluppo rurale, l’igiene e l’accesso all’acqua potabile e ai programmi per la salute materna e infantile. “Siamo di fronte ad una crisi umanitaria enorme: un vero e proprio disastro. Qui si muore di fame e di sete – spiega Isabella Garino, Head of Mission Cesvi in Corno d’Africa -. Stiamo distribuendo acqua e beni di prima necessità, offrendo cure mediche e programmi di nutrizione, lavorando con le comunità di allevatori e pastori più duramente colpite da questa emergenza climatica e accogliendo gli sfollati interni”. In Kenya Cesvi collabora anche con le comunità agropastorali e le autorità governative promuovendo progetti legati allo sviluppo agricolo e fornendo strumenti e modelli per la gestione delle risorse naturali.

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