Sale della Comunità: Riccione, conclusi gli “Sdc days”. Mons. Castellucci (Cei), “cinema cattolici luoghi per incontrare lontani e indifferenti”

“Gli ‘Sdc days’ sono una tradizione ormai consolidata e in questo momento ci consentono di ribadire quel senso di comunità che le difficoltà vissute durante la pandemia hanno un po’ indebolito. Quello però è il vero dna delle nostre sale: l’essere a un tempo comunità e strumento pastorale, realtà in continuo movimento, in grado di aprire orizzonti nuovi”. Così il presidente nazionale dell’Associazione cattolica esercenti cinema (Acec), don Gianluca Bernardini, ha commentato la tre giorni dedicata agli “Sdc days”, l’appuntamento annuale d’incontro e confronto tra le Sale della comunità Acec, che è tornato a svolgersi in presenza, dal 7 al 9 luglio, al Palazzo dei Congressi di Riccione.
Durante la tre giorni è stata presentata una prima bozza della ricerca realizzata per il Mibact da Filippo Celata, docente all’Università di Roma La Sapienza, e da Andrea Simone, professore all’Università per stranieri di Roma. Lo studio – spiega una nota dell’Acec – analizza per la prima volta in maniera organica e dettagliata fattori come i bacini di domanda dei cinema di tutta Italia, la popolazione coperta, le aree sprovviste di schermi, i vari scenari di crisi delineati dal Covid e le loro variabili. La ricerca ha preso in considerazione anche le Sale della comunità, censendo la loro attività e il territorio servito. Ne emerge che del loro servizio fruiscono 25,8 milioni di abitanti, più di 1,5 dei quali sprovvisti di alternative cinematografiche. Emerge anche come i cinema cattolici si siano rivelati i più resilienti rispetto alla crisi generata dal Covid. “La sorpresa – ha sottolineato il segretario generale dell’Acec, Francesco Giraldo – è stata scoprire come durante la pandemia molte nostre sale abbiano eseguito lavori di ristrutturazione finalizzati alla riapertura. Dati alla mano, 35 nostri locali oggi in attività non esistevano nel 2019. Ci sono anche sale che non hanno riaperto – al momento circa 45, pari al 10% del numero totale – ma la grande maggioranza di loro a settembre riprenderà l’attività. Dunque gli scenari sono fluidi, ma non apocalittici”.
Tra i momenti più attesi della convention c’è stato anche l’incontro con mons. Elio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, vescovo di Carpi e vicepresidente della Cei. Il presule ha ribadito con forza la vocazione comunitaria dei cinema Acec: “Guardare un film in una Sala della comunità genera incontro, durante e dopo la visione. Questo è un valore che una realtà parrocchiale non dovrebbe mai archiviare a cuor leggero”. “Ci interroghiamo sempre su come raggiungere i lontani, gli indifferenti e poi rischiamo di trascurare luoghi come questi, in cui l’incontro avviene naturalmente”, ha ammonito mons. Castellucci, evidenziando che “i cinema hanno una funzione simile ad altri luoghi a disposizione di una comunità cristiana come gli oratori, le scuole, le case per anziani, in cui si realizza una maturazione spontanea della comunità”.

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