Russia: Parnas condanna la guerra e il “regime autoritario non costituzionale di Putin”. Arrestata giornalista tv per protesta contro l’invasione in Ucraina

(Foto: Twitter di Marina Ovsyannikova)

“L’atto di aggressione contro un Paese sovrano ha portato lo Stato di Putin fuori dal mondo civile mettendolo contro gli interessi della Russia. Questa decisione è un crudo tentativo di determinare il destino del nostro Paese e dei suoi cittadini senza la partecipazione delle persone, sulla base di una visione del mondo distorta e di una valutazione erronea della situazione in Russia, Ucraina e nel mondo intero”. È una dichiarazione apparsa ieri, 14 marzo, sul sito dal partito di opposizione russo Parnas (Partito della libertà del popolo), guidato da Mikhail Kasyanov. Il testo parla di “regime autoritario non costituzionale di Putin” che, per guadagnare il sostegno del popolo russo, “ha tagliato fuori il Paese da tutte le fonti di informazione libera, imposto sanzioni draconiane per chi diffonde fatti veritieri su ciò che sta accadendo ora in Ucraina e persino per chi invoca la pace”. E così i cittadini russi sono “inondati da flussi di falsa propaganda” che distorcono la realtà a suscitano “odio verso gli ucraini e le nazioni che li supportano”. La notizia del giorno però è quella della giornalista del Primo Canale Marina Ovsyannikova che durante il programma Vremya, andato in onda ieri sera, è apparsa con un cartello: “Fermate la guerra. Non credete alla propaganda, qui vi stanno mentendo”. La giornalista è stata arrestata. Questa mattina sul suo canale Telegram ha scritto: “Amici, non preoccupatevi sto bene”. “L’articolo 29 della Costituzione russa non è stato cancellato e voi, come me, avete il diritto di esprimere i vostri pensieri”. E poi ancora: “Ciò che è fatto è fatto, non mi pento di nulla, era quello che volevo ed un mio diritto”. In un video pubblicato ieri la giornalista diceva infatti di “vergognarsi” di lavorare in un canale televisivo dove si nasconde la verità. Il suo avvocato ha fatto sapere che, oltre alla pena pecuniaria, la giornalista potrebbe essere condannata a 8 anni di prigione. Intanto, dopo Facebook e Twitter, anche Instagram è stato incluso nel registro dei siti vietati e bloccati in Russia dal Roskomnadzor, l’organismo federale di controllo delle comunicazioni. Roskomnadzor ha anche reso noto che circa 40 milioni di utenti russi sono passati a Telegram nel fine settimana, quando si è diffusa la notizia del blocco di Instagram. YouTube potrebbe essere bloccato nel prossimo futuro, se non saranno soddisfatti i requisiti legali di Roskomnadzor.

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