Diocesi: Gorizia, al via le celebrazioni per i santi Ilario e Taziano. Giovedì dialogo tra gli arcivescovi Redaelli e Cvikl

Prendono il via in serata, a Gorizia, le celebrazioni per i patroni Ilario e Tiziano. Alle 19.15, in cattedrale, verranno cantati i primi vespri della solennità dei santi. A presiedere la preghiera sarà don Fulvio Marcioni. Per l’occasione saranno visibili i reliquiari dei santi Ilario e Taziano e alcuni paramenti antichi.
Domani, mercoledì 16 marzo, alle 11 in cattedrale l’arcivescovo di Gorizia, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, presiederà la solenne concelebrazione eucaristica. L’animazione musicale sarà curata della Cappella metropolitana diretta dal maestro Fulvio Madotto. Nel pomeriggio, alle 18 presso il Palazzo De Bassa in passaggio Edling, verrà consegnato il premio “Ss. Ilario e Taziano – Città di Gorizia” ad un concittadino che si è particolarmente distinto nel promuovere la città di Gorizia.
Per giovedì 17, invece, è in programma l’incontro culturale centrale. Dalle 20 presso il centro “L. Bratuž”, Mauro Ungaro, direttore di Voce Isontina e presidente nazionale della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc), farà dialogare l’arcivescovo di Gorizia e l’arcivescovo di Maribor, mons. Alojzij Cvikl. Oltre ad essere arcivescovo in Slovenia, mons. Cvikl è stato provinciale dei Gesuiti in Slovenia e rettore del Russicum, il collegio a Roma voluto da Pio XI e dedicato agli studi della cultura e della spiritualità della Russia. La serata, dedicata al tema “Gorizia-Nova Gorica: missione Europa!”, fornirà l’occasione per “riprendere e approfondire la missione e l’identità di Gorizia a partire dal messaggio lanciato 30 anni fa da S. Giovanni Paolo II in visita a Gorizia”. In quell’occasione, era l’inizio del maggio 1992, il Papa polacco pronunciò parole che sono impresse su una lapide posta sul palazzo della Prefettura in piazza della Vittoria: “Gorizia, situata all’incrocio di correnti di pensiero, di attività e di molteplici iniziative, sembra rivestire una singolare missione, quella di essere la porta d’Italia che pone in comunicazione il mondo latino con quello slavo: porta aperta sull’Est europeo e sull’Europa centrale”.

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