Gibuti: Caritas Italiana, “molti i minori non accompagnati che finiscono in strada vivendo alla giornata”

“Vite di strada. Minori invisibili: da migranti a mendicanti”. Si intitola così il nuovo Dossier con dati e testimonianze da Gibuti che Caritas Italiana diffonde a ridosso della Giornata mondiale per la giustizia sociale (20 febbraio) proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 26 novembre 2007. “La celebrazione di questa Giornata – sottolinea Caritas Italiana in una nota – è volta a sostenere gli sforzi della comunità internazionale nell’eliminazione della povertà, nella promozione del lavoro dignitoso per tutti, nell’uguaglianza di genere e nell’accesso al benessere sociale e alla giustizia per tutti”.
Nel Dossier il problema, oltre ad essere inquadrato dal punto di vista internazionale, viene approfondito in particolare nel contesto africano e del Corno d’Africa, con un focus specifico sul Gibuti.
Gibuti, un piccolo stato sul Mar Rosso, rappresenta un’“oasi di pace” in una regione incandescente, crocevia di flussi migratori dall’Africa alla Penisola Arabica. “Si stima che – evidenzia Caritas Italiana – circa il 12% della popolazione è rappresentata da migranti considerati illegali a cui si aggiunge un numero stimato in oltre 150mila l’anno, di migranti in transito. Tra di essi molti minori non accompagnati che dalla strada di un viaggio estenuante e rischioso spinto da condizioni di vita senza prospettive, finiscono sulla strada delle vie di Gibuti vivendo alla giornata, in condizioni di estrema povertà, dormendo in spiaggia e sniffando colla”. È a questi ragazzi e ragazze di strada e ad altri fragili e invisibili che si rivolge l’opera di promozione umana della Chiesa a Gibuti, raccontata da mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio.
“Il Dossier – conclude la nota – offre uno spaccato di questa realtà mettendo in luce le storie di queste persone e le peculiarità con cui la Chiesa, scevra da ogni proselitismo, si confronta con comunità e istituzioni di cultura e religione islamica per un impegno comune di promozione della dignità umana”.

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