Colombia: Márquez (leader dissidenza Farc) condannato a 25 anni per l’uccisione dell’arcivescovo Cancino. Inampues (Ipazde), “sentenza non pregiudica il cammino della pace totale”

Un punto fermo vent’anni dopo. Il leader della dissidenza Farc, e uno dei capi storici della guerriglia colombiana, Luciano Marín Arango, alias Iván Márquez, è stato condannato a 25 anni di carcere per l’uccisione, avvenuta nel marzo del 2002, di mons. Isaías Duarte Cancino, arcivescovo di Cali. La Corte Suprema colombiana ha confermato la condanna a 25 anni emessa in primo grado nel dicembre 2011 contro Márquez e altri membri della dirigenza Farc, poi assolti nel 2013 dalla Corte Superiore di Cali. Il leader della guerriglia aveva, poi guidato la delegazione delle Farc nei negoziati con il Governo di Bogotá all’Avana e firmato gli accordi di pace. Poi, il voltafaccia e il ritorno in clandestinità. Attualmente si troverebbe in Venezuela.
“L’assassinio di mons. Cancino è avvenuto un mese dopo la fine degli accordi di pace a Caguán nel febbraio 2002. E si è scatenata una guerra dei paramilitari e dello Stato contro le Farc. Forse le Farc hanno cominciato a dichiarare guerra a chiunque mettesse apertamente in discussione le loro politiche”, spiega al Sir Andrés Inampues, direttore dell’Istituto per la pace e lo sviluppo Ipazde dell’Università Santo Tomas di Bogotá, oltre che docente di Teologia alla Javeriana. La notizia della condanna di Marquez sta facendo discutere in Colombia, “ma non credo che essa rappresenti in problema per la politica della ‘pace totale’ del presidente Petro, visto che per più di 20 anni è stato affermato che i guerriglieri erano davvero responsabili di questo omicidio. E penso che i guerriglieri stessi lo abbiano riconosciuto”.
Nel frattempo, il Governo sta scegliendo alcune delle figure chiave per portare avanti il processo di pace: il nuovo Commissario per la pace sarà Danilo Rueda, stretto collaboratore del gesuita padre Javier Giraldo, mentre a dirigere l’Unità d’implementazione dell’Accordo di pace sarà Gloria Cuartas, già sindaca di Apartadó.
Commenta Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani: “La notizia riguardante il vile assassinio di mons. Cancino, che venne ordinato per spegnere una voce critica contro le violenze della guerriglia marxista coincide con il sesto anniversario degli accordi di pace. Nella prospettiva della ‘pace totale’ è importante la scelta, per un ruolo chiave nell’implementazione dell’accordo, di figure come Gloria Cuartas, persona capace anche di posizione coraggiose, come quando ha criticato la Missione Onu per non essere davvero arrivata nei territori periferici e non aver appoggiato gli organismi sociali che operano ogni giorno per la giustizia e la pace”. Una critica condivisa dal prof. Inampues: “È preoccupante che l’Onu non sia riuscita a essere presente e a incidere nei territori, in questi sei anni. Speriamo che ora le cose cambino”.

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