Quirinale: p. Occhetta, il presidente è “garante e governante, ancora di salvataggio nelle crisi istituzionali e rappresentante dell’unità nazionale”

Oggi il presidente della Repubblica ha assunto “un ruolo di ponte e di mediatore sociale; ha un ruolo di enzima e di porta sull’Europa. E rimane la voce della coscienza sociale”. Lo scrive padre Francesco Occhetta, sul numero di febbraio del mensile Vita Pastorale (Gruppo Editoriale San Paolo). “I presidenti si sono sempre rivolti al Paese – osserva – Ma, soprattutto nei momenti di crisi, il Paese ha sempre guardato ai presidenti per non perdere l’unità e la speranza. La parte di società civile che non si sente rappresentata dalle istituzioni vede nel capo dello Stato un riferimento. Ma riuscire ad ascoltare sapendo di non poter politicamente rappresentare è il compito più difficile che spetta al presidente. Eppure, dopo le stragi di Stato o nelle tragedie umane e naturali come i terremoti, il Paese ha sempre cercato il presidente. E i vari Presidenti ci sono stati”.
Secondo Occhetta, “la missione del presidente è diventata col tempo un’opera di paziente tessitura che ha fatto diventare il Quirinale il luogo della mediazione politica istituzionale in cui le tensioni politiche si ricompongono. Anche l’approvazione del Governo da parte dei presidenti non è un atto notarile, ma imprime carattere istituzionale a esecutivi politici. Gradualmente i presidenti hanno fatto diventare il Quirinale la porta sull’Europa e verso l’America. Non per scelta ma per vocazione e obbedienza al progetto europeo e atlantico, voluti dai costituenti nel dopo-guerra”.
Attraverso discorsi, visite, colloqui e altre forme di moral suasion il presidente è “la voce laica di quella coscienza che distingue sul piano costituzionale il bene dal male, le scelte umane da quelle disumane. Anche il loro rapporto con i Pontefici è come un fiume carsico che offre una chiave di lettura inedita per rileggere il rapporto tra Stato e Chiesa in Italia. Il dibattito sul presidente della Repubblica – conclude il gesuita – impone una domanda: di quali riforme ha bisogno questa figura ibrida che è garante e governante, ancora di salvataggio nelle crisi istituzionali e rappresentante dell’unità nazionale?”.

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